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Disturbi dell'apprendimento, ecco come riconoscerli

28 febbraio 2017 | 16.12
LETTURA: 6 minuti

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

I disturbi specifici dell'apprendimento colpiscono tra il 3% e il 5% dei bambini in età scolare in Italia. Ecco perché l'Istituto Serafico di Assisi pubblica un quaderno dal titolo 'DSA. I disturbi specifici dell'apprendimento' a disposizione di famiglie e insegnanti per riconoscere i segnali che li rivelano. Diverse sono le tipologie di Disturbi specifici dell'apprendimento:

1) Dislessia è un disturbo specifico della lettura. Si caratterizza per la difficoltà nell'effettuare una lettura accurata e fluente in termini di velocità e correttezza. Risulta difficile riconoscere le lettere singole, le sillabe e quindi le parole associandole ai suoni corrispondenti. E' possibile che ci siano anche ripercussioni sulla comprensione del testo scritto.

Come si manifesta. Il primo mito da sfatare è quello relativo al fatto che non c'è un tipo particolare di errore che caratterizza la Dislessia, ma piuttosto la frequenza degli errori e la lentezza nella decodifica. Errori tipici sono dovuti alla difficoltà nel riconoscere grafemi che differiscono visivamente per piccoli particolari, come ad esempio 'm' con 'n', 'c' con 'e', 'f' con 't'. In altri casi la somiglianza riguarda il suono, come 'F/V', 'T/D', 'P/B', 'C/G', 'L/R', 'M/N', 'S/Z'.

Un altro aspetto riguarda la capacità di procedere metodicamente da sinistra a destra e dall'alto in basso con lo sguardo. Inizialmente è difficile per tutti, ma nel dislessico resta un ostacolo che si protrae nel tempo. La conseguenza è che altri errori tipici sono le omissioni di parti di parole, consonanti ('pato'/'prato'), vocali ('futo'/'fiuto'), sillabe ('dino'/'divano'). Possono verificarsi salti di intere parole o addirittura di righe intere. Altre volte la sequenza dei grafemi viene invertita o ci può essere un'aggiunta di un grafema o di una sillaba ('tavovolo' al posto di 'tavolo'). Un altro segnale è dato dalla tendenza a completare la parola in modo intuitivo e a procedere con parole di fatto inventate.

Possono esserci anche ripercussioni sull’apprendimento matematico: difficoltà nella decodifica dei simboli numerici, a memorizzare le tabelline e a orientarsi nell'orario scolastico, ricordare sequenze come i giorni della settimana e confusione tra simboli numerici simili.

2) Disortografia è un disturbo specifico della scrittura che si manifesta con difficoltà nell'apprendere ad automatizzare le regole di conversione fonema-grafema e la corretta forma ortografica delle parole.

Il soggetto fa confusione tra fonemi simili, cioè i suoni alfabetici che si assomigliano, come 'F/V', 'D/T', 'B/P', 'L/R'. Da questa difficoltà a elaborare correttamente la somiglianza derivano le sostituzioni di grafemi durante la scrittura (es. 'faso' per 'vaso', 'marde' al posto di 'marte', 'borto' per 'porto', 'colte' per 'corte'). Un altro caso è dato dalla confusione tra grafemi simili, in cui il soggetto ha difficoltà a riconoscere i segni alfabetici che presentano somiglianza nella forma grafica come per esempio 'b/p', ma anche 'd/b' o 'p/q', in cui la differenza è data solo dall'orientamento ('bente' per 'dente', 'puale' per 'quale'). Altri sintomi della Disortografia possono essere omissioni di grafemi o parti di parole (per esempio 'mote' per 'monte' oppure 'valiga' al posto di 'valigia'), inversioni di grafemi ('al'/ 'la', 'catra'/ 'carta', 'sefamoro'/ 'semaforo', etc.). Frequentemente viene tralasciata la doppia consonante ('cola' per 'colla').

3) Disgrafia è un disturbo specifico della componente esecutivo-grafica della scrittura, di natura motoria, inerente la difficoltà a imparare a scrivere in modo fluido, armonico e leggibile a causa di un deficit nei processi di realizzazione grafica.

Come si manifesta? La scrittura è lenta, frammentata, oppure impulsiva, disorganizzata nello spazio, in gran parte illeggibile. Frequentemente è illeggibile anche per il soggetto stesso. La leggibilità o meno delinea peraltro, insieme alla lentezza e all’affaticamento, un criterio fondamentale per la definizione della diagnosi. Non è sufficiente pertanto che non sia una grafia 'bella a vedersi', ma deve incidere negativamente sul soggetto in termini di adattamento nella vita di tutti i giorni. Nel caso di uno studente va ad incidere sul rendimento, in quanto si denota come un vero e proprio impedimento alla sua espressione. Lettere e parole fluttuano sul foglio non mantenendo l'ordine della riga, si accalcano o sono distanziate rendendo la leggibilità estremamente difficoltosa, se non proprio inaccessibile. Il movimento della mano è disarmonico, la pressione sul foglio discontinua, a volte troppo forte altre troppo leggera, quasi impercettibile.

Un altro indicatore, sebbene meno usuale, se si manifesta di frequente, lascia ipotizzare la presenza della Disgrafia: si tratta di dolore durante la scrittura, che inizia nell'avambraccio e poi si diffonde in tutto il corpo. Le persone con Disgrafia non attribuiscono mai questo dolore a un problema con la scrittura, ma credono sia dovuto a un qualcosa di organico.

4) Discalculia è un disturbo specifico delle abilità di calcolo, con difficoltà importanti nell’automatizzazione dei processi di calcolo sia mentale che scritto, nell’acquisizione e recupero dei fatti numerici (come le tabelline, gli “amici del dieci”, etc.) e, in generale, nel comprendere e operare con i numeri.

I bambini con Disturbo dell’Apprendimento del Calcolo non riescono a fare calcoli in modo automatico, non riescono a fare numerazioni progressive e/o regressive, a imparare le procedure delle principali operazioni aritmetiche e a memorizzare quelli che vengono definiti 'fatti matematici', come per esempio le tabelline o altre combinazioni come le somme nell’ambito delle prime due decine (7+5, 9+8, etc.). Gli studi più recenti evidenziano come la Discalculia abbia una base neurologica diversa dalla Dislessia. L’intelligenza associata al riconoscimento delle quantità, sulla quale poggia il sistema simbolico del numero che a sua volta funge da stimolo per lo sviluppo dell’intelligenza numerica, ha un’origine innata. Nella Discalculia le difficoltà si manifestano oltre che con la difficoltà nell’attribuzione al simbolo (il numero) del corretto valore analogico e nelle procedure di calcolo, anche nella comprensione della posizione delle cifre. I simboli numerici infatti sono solo 10 (una quantità inferiore se confrontati con quelli alfabetici), ma la loro combinazione è molto complessa. Per questi bambini non c’è differenza tra 25 e 52, oppure tra 427 e 40027 (quattrocento ventisette) o 724 in quanto, pur conoscendo i singoli numeri, non riescono a cogliere il significato dato dalla posizione di ognuno di loro all’interno della cifra totale. Altre volte alla base ci sono difficoltà di orientamento e sequenzialità spaziale: ad esempio spesso il numero 9 viene confuso con il 6, il 3 scritto al contrario, il 13 con il 31, ma anche il 3 con l’8, il numero 1 con il 7, etc. Alla base della Discalculia, oltre alle specifiche difficoltà in ordine alla compromissione della cognizione numerica, possiamo ritrovare anche carenze relative alle abilità visuo-spaziali, percettivo-motorie o alla memoria di lavoro. Spesso sono presenti anche lentezza nel processo di simbolizzazione e di organizzazione spazio-temporale.

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