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Ci pensa Mario, il robot amico dei malati di Alzheimer

15 giugno 2017 | 15.09
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Mario, il robot alleato dei malati di Alzheimer
Mario, il robot alleato dei malati di Alzheimer

Un assistente robot per gestire i malati di Alzheimer. Si chiama Mario e l'ospedale Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia) ne sta sperimentando 3 esemplari sui pazienti con demenza nell'Unità di geriatria. Antonio Greco, direttore della struttura, presenta i primi risultati a Pistoia al convegno nazionale sui Centri diurni Alzheimer (16-17 giugno), l'ottavo appuntamento della serie organizzata per la parte scientifica dall'università di Firenze con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.

Grandi occhi, forma umanoide e concezione innovativa, Mario è tecnicamente un 'Sistema di gestione dell'invecchiamento attivo e in salute mediante l'uso di un assistente robot'. E' frutto di un progetto europeo da 4 milioni di euro che coinvolge una decina di università, centri di ricerca, imprese e strutture sanitarie di 6 diversi Paesi: per l'Italia il Cnr e Casa sollievo della sofferenza voluta da Padre Pio. Mario non dà assistenza fisica, ma aiuta i malati a ricordare e a sentirsi meno soli. Di facile uso, si attiva con la voce e può interagire in 2 modi: a comando vocale o attraverso un tablet touch screen posto sul petto. Telefona, apre le porte, ricorda gli orari dei pasti e delle pillole.

"Il test doveva servire anche ad addestrare il personale - spiega Greco - Soprattutto si trattava di capire come implementare le prestazioni del robot affidandogli compiti più sofisticati, dandogli cioè la capacità di monitorare, attraverso l'osservazione, lo stato di salute del paziente: parametri vitali, disabilità funzionale, dosaggio dei farmaci, stato cognitivo e nutrizionale, rischio di piaghe da decubito, eccetera. In questo settore abbiamo già raccolto dati importanti che consentiranno ai partner tecnologici di sviluppare ulteriormente il progetto".

In occasione del convegno pistoiese, Greco parla anche dei test condotti con il sistema 'ViTa', un software progettato da Ibm per il programma 'Impact Grants'. Si tratta di un album dei ricordi informatico, che il team pugliese sta testando su una decina di pazienti ai primi sintomi della demenza con 2 obiettivi: rafforzarne e allenarne la memoria attraverso l'inserimento e, successivamente, la frequentazione dei ricordi; aiutare malato e caregiver a conoscersi.

"Dal punto di vista clinico - evidenzia Greco - abbiamo visto che il racconto di queste storie, arricchito da elementi multimediali, costituisce effettivamente un percorso di stimolo cognitivo capace di migliorare il benessere del paziente. Rivivere vicende significative della propria vita non solo contrasta certi eccessi dovuti a stati emotivi negativi (agitazione, tristezza, apatia), ma rinforza e stimola anche comportamenti positivi (nutrizione, idratazione, movimento)".

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