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Allarme smog, l'esperto: "Barricarsi in casa non serve a nulla"

20 ottobre 2017 | 12.07
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"Evitate di aprire porte e finestre". E' l'invito rivolto dal Comune di Torino dopo che la concentrazione di polveri sottili (PM10) è schizzata, secondo le rilevazioni dell'Arpa, a 114 microgrammi per metro cubo (più del doppio del valore limite è fissato a 50 microgrammi). E per far fronte ad una situazione che appare così critica, l'assessorato comunale all'Ambiente ha deciso di adottare misure restrittive "che rispondono in primo luogo alla necessità di tutelare la salute di tutti".

Misure che però rischiano di avvolgere Torino in una sorta di clima da apocalisse: finestre e porte chiuse, niente attività fisica all'aria aperta, cercare di rimanere il più possibile in ambienti chiusi. "Il problema è che quando il livello di smog è molto elevato, in casa si respira più o meno la stessa aria che si respira fuori", spiega all'Adnkronos Francesco Blasi, Professore ordinario dell'Università degli studi di Milano e Direttore di Pneumologia del Policlinico. "Senza dubbio in casa si è soggetti ad una minore esposizione allo smog, ma al tempo stesso è ovvio che in aree dove il livello di polveri sottili è molto elevato, l'aria riesce a penetrare anche dentro le mura di casa. Da questo punto di vista infatti, nemmeno stando in casa si è del tutto isolati e pensare di rimanere per tutto il giorno con porte e finestre sigillate è davvero assurdo". Barricarsi in casa quindi, può al massimo ridurre l'impatto ma dopo un po' l'aria si contamina anche lì.

Una cosa però è certa: jogging, bicicletta o qualsiasi attività che comporti un aumento della frequenza respiratoria sono caldamente sconsigliate. "Fare jogging, andare in bici o camminare a lungo per la strade ci rende chiaramente più esposti al rischio smog - spiega Blasi - e il pericolo riguarda soprattutto i bambini, maggiormente a rischio di problemi respiratori. Il consiglio è dunque quello di evitare esposizioni prolungate all'aria aperta, soprattutto se si tratta di attività che richiedono un'alta frequenza respiratoria".

E per quanto riguarda le mascherine antismog? "Le mascherine chirurgiche, quelle aperte di fianco, non servono a nulla in questo caso, perché è proprio dal fianco che si respira. Questo tipo di mascherine serve solo ad evitare che un paziente infetto contagi a sua volta altri individui. In questo caso servirebbero le mascherine antigas con il filtro per le particelle più piccole ma, dal momento che il filtro aumenta le resistenza all'inalazione dell'aria, portarle per più di qualche minuto è impossibile".

Al di là di quello che ogni singola persona può fare per proteggersi, la situazione dello smog è strettamente legata ad interventi generali. "Occorre attuare una politica a lungo termine sull'inquinamento che comporta una riduzione e una modifica del traffico veicolare ma anche una riduzione dell'inquinamento non veicolare legato, ad esempio, al cambio delle caldaie. Si tratta di un percorso che richiede tempo - spiega l'esperto - ma l'utilizzo di veicoli ibridi o elettrici sarebbe già un grande passo avanti. L'iniziativa delle targhe alterne non offre grandi risultati: il traffico diminuisce solo del 20%".

Per la sua posizione geografica, Torino è senza dubbio particolarmente esposta al rischio smog. "Insieme a Milano, Torino si trova in una situazione orogeografica favorevole all'inquinamento. Si tratta, infatti, di città poco ventilate, vicino alle montagne con poche precipitazioni, molto traffico e tante industrie. In più siamo al Nord, in città fredde, dove l'uso del riscaldamento è certamente più alto che al Sud. L'unica cosa che ora ci si può augurare è che arrivino il prima possibile pioggia e vento in grado di pulire l'aria dallo smog".

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