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Brindisi di Natale, la trappola è nel calice

14 dicembre 2017 | 11.20
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Il Natale di una volta e quello moderno. In 3 secoli molto è cambiato: lo stile degli addobbi, lo spirito con cui si vivono le feste, le portate che finiscono in tavola. Ma non solo. Anche i calici non sono più gli stessi: dal 1700 a oggi si sono ingranditi di 7 volte, con conseguente maggior tendenza ad alzare il gomito. E la scienza, con un rigore che non si incrina neanche sotto il vischio, porta le prove di questa virata verso la taglia XL. Uno studio, non a caso pubblicato nel numero natalizio del 'British Medical Journal', ha indagato sulla capacità dei bicchieri da vino nell'Inghilterra dei tempi che furono e in quella dell'era Brexit, scoprendo che oltre 300 anni fa era in media di 66 ml mentre nel 2017 è schizzata a 449 ml.

La ricerca è firmata da un team dell'università di Cambridge che, a pochi giorni dai brindisi che si susseguiranno all'ombra dell'albero di Natale e davanti ai fuochi d'artificio dell'ultimo dell'anno, puntualmente ricorda come con un calice più grande cresca anche il consumo di alcolici. E' insomma vero che sotto Feste si tende ad allentare i freni della sobrietà, ma un aumento del consumo di alcol, rilevano gli esperti, potrebbe essere in parte dovuto anche alla crescente dimensione dei bicchieri. Un cin cin con trappola. Perché, ribadiscono gli autori dello studio, l'alcol è il quinto più grande fattore di rischio di mortalità precoce e disabilità nei Paesi ad alto reddito e il settimo più grande a livello mondiale.

Il consumo è aumentato notevolmente dagli anni '60, sulla scia di una maggiore accessibilità, disponibilità e commercializzazione di prodotti alcolici, oltre a licenze più liberali. In particolare per il vino è quasi quadruplicato durante gli anni 1960-80, e ancora quasi raddoppiato nel periodo 1980-2004. Se è noto che con piatti più grandi 'ingrassano' pure le porzioni di cibo, meno si sa sulla relazione tra il bicchiere e quanto beviamo, spiegano i ricercatori. Perciò Theresa Marteau e colleghi dell'Institute of Public Health dell'ateneo di Cambridge hanno deciso di indagare su questa associazione, anche per capire se ridurre le dimensioni dei calici possa aiutare eventualmente a tagliare i consumi alcolici.

Per il loro viaggio indietro nel tempo, gli esperti hanno cercato online e contattato esperti di antichità, hanno raccolto le misure di 411 bicchieri - databili fra il 1700 e il 2017 - da 5 fonti diverse in Inghilterra: la collezione di calici da vino dell'Ashmolean Museum of Art and Archaeology dell'università di Oxford; i bicchieri di The Royal Household; eBay; i cataloghi del produttore inglese di articoli in vetro Dartington Crystal; e il sito web del grande magazzino John Lewis.

Si è passati dai 66 ml del 1700 a 417 ml negli anni 2000, fino a una dimensione media che nel 2016-2017 ha raggiunto quota 449 ml. I risultati della ricerca evidenziano una crescita significativa nell'arco dei 3 secoli, con un marcato aumento evidente dagli anni '90, sul quale i ricercatori avanzano diverse possibili spiegazioni: per esempio l'incontro fra la domanda di calici più grandi da parte del mercato Usa e un aumento delle dimensioni dei bicchieri prodotti in Inghilterra, e ancora l'influenza esercitata dai bar e dai ristoranti che cercavano di aumentare le vendite di vino.

Gli autori del lavoro precisano di non poter dedurre che l'aumento delle taglie dei calici sia una causa diretta dell'incremento dell'assunzione di vino nel Paese, né che lo 'snellimento' dei bicchieri possa avere l'effetto opposto. Tuttavia suggeriscono che, insieme a prezzi più bassi, maggiore disponibilità e marketing, "i bicchieri di vino più grandi possono aver contribuito all'aumento" dei consumi "attraverso diversi meccanismi potenzialmente concorrenti". E che, per incidere sulle taglie dei bicchieri a casa dagli inglesi, si possa cominciare a ridurre quelle dei calici in uso nei locali, incoraggiando i rivenditori a valutare le dimensioni dei bicchieri che propongono e i produttori di vino a rendere disponibili bottiglie più piccole con prezzi proporzionati. Tutte indicazioni, ammettono, che potrebbero avere una maggior presa sull'opinione pubblica a gennaio che a dicembre.

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