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Speranze per un farmaco in grado di proteggere dall'Alzheimer

13 febbraio 2016 | 15.22
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Speranze per un farmaco in grado di proteggere dall'Alzheimer

Gli scienziati dell'Università di Cambridge (GB), diretti dall'italiano Michele Vendruscolo, hanno individuato una serie di farmaci che potrebbero aiutare a proteggere il cervello dalla malattia di Alzheimer, agendo come un po' come le statine per le malattie cardiache. In esperimenti sui vermi, i ricercatori hanno identificato molecole che hanno impedito il primo passo verso la morte delle cellule cerebrali. Ora l'obiettivo è abbinare questi farmaci a specifiche fasi della malattia. Fra i prodotti esaminati dal team del Vendruscolo Laboratory, un farmaco anti-cancro: il bexarotene.

Le statine vengono assunte per ridurre il rischio di sviluppare malattie cardiache e ora il gruppo di ricerca spera di aver portato alla luce potenziali 'neurostatine' per scongiurare la malattia di Alzheimer. Anziché trattare i sintomi della malattia, una neurostatina potrebbe essere usata come misura preventiva per bloccare la demenza alle prime manifestazioni. Fra le molecole promettenti, il bexarotene si è rivelato in grado di fermare il processo di morte delle cellule cerebrali nei vermi geneticamente programmati per sviluppare la malattia di Alzheimer.

Lo studio è pubblicato su 'Science Advances'. Commentando il lavoro, Rosa Sancho, responsabile della ricerca sull'Alzheimer presso Research UK, ha sottolineato alla 'Bbc' che gli scienziati devono sapere esattamente come funziona il farmaco, prima di qualsiasi sperimentazione clinica. "Questa prime ricerche nei vermi suggeriscono che il bexarotene potrebbe agire precocemente nel processo e interferire con l'accumulo amiloide".

Vendruscolo nell'articolo ha sottolineato che il suo team vuole saperne di più sulla meccanica di ogni fase dello sviluppo della malattia. "Il corpo ha una varietà di difese naturali per proteggersi contro la neurodegenerazione, ma con l'avanzare dell'età queste difese si riducono progressivamente e possono essere sopraffatte. Con la comprensione di come funzionano queste difese naturali, potremmo essere in grado di sostenerle, progettando farmaci che si comportano in modo simile", ha concluso.

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