(Adnkronos Salute) - Anche se la produzione di neurotrofine si è esaurita dopo un paio di mesi, Housley assicura che le variazioni del nervo acustico possono essere mantenute con l'attività neurale continua generata dall'impianto cocleare. Secondo gli esperti, dunque, in futuro "il chirurgo che installa il dispositivo potrebbe iniettare allo stesso tempo la soluzione di Dna nella coclea e poi dare il via agli impulsi elettrici, per attivare il trasferimento del Dna stesso una volta inserito l'impianto".
L'integrazione di questa tecnologia in altri dispositivi 'bionici' come quelli utilizzati nella stimolazione cerebrale profonda (per il trattamento del morbo di Parkinson e la depressione, per esempio) potrebbe anche aprire all'opportunità di una terapia genica contro disturbi neurologici complessi. Ma c'è un anche un risvolto più 'poetico': "Le persone con impianti cocleari comprendono bene il parlato - spiega Housley - ma la loro percezione del suono è molto scarsa e così, ad esempio, non possono godere della gioia della musica. Speriamo che, dopo ulteriori ricerche, le persone che dipendono dai dispositivi di impianto cocleare siano in grado di godere di una più ampia gamma dinamica e tonale del suono, cosa particolarmente importante per captare il senso del mondo che ci circonda e per apprezzare la musica".
