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Ricerca: premiati i 5 migliori lavori del 2013 della Cattolica Roma (2)

08 maggio 2014 | 15.54
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(Adnkronos Salute) - Sul podio anche lo studio pubblicato su 'Circulation' dal gruppo del professor Gaetano Lanza, dell'Istituto di Cardiologia diretto dal professor Filippo Crea, relativo a una strategia potenzialmente in grado di ridurre alcuni effetti avversi di delicati interventi per curare le aritmie cardiache. L'ingegnoso metodo consiste nell'usare il manicotto dell'apparecchio che misura la pressione per bloccare transitoriamente la circolazione del braccio del paziente (gonfiando e sgonfiando alcune volte il manicotto) prima di procedere all'intervento di ablazione per danneggiare le aree cardiache responsabili dell'aritmia. I ricercatori hanno dimostrato, infatti, che questo metodo è in grado di ridurre l'attivazione delle piastrine che si verifica durante la procedura di ablazione, e potrebbe quindi ridurre le complicanze ischemiche cerebrali a essa legate. La rivista ha impact factor 15,2.

Segue lo studio su 'Brain' di Marcello D'Ascenzo e Claudio Grassi dell'Istituto di Fisiologia umana: hanno scoperto in che modo la cocaina esercita, in animali da laboratorio, i suoi danni sul cervello ed evidenziato la possibilità di prevenire le disfunzioni neuronali e comportamentali causate dall’abuso di cocaina. La rivista ha impact factor 9,9. In un lavoro su 'Plos Genetics' gli scienziati dell'Istituto di Genetica medica hanno scoperto il ruolo di una proteina, nella sindrome X fragile, una delle più diffuse forme di ritardo mentale: la riduzione di questa proteina nei neuroni di alcuni soggetti potrebbe contribuire a bloccare la trascrizione del gene responsabile della malattia. La rivista ha impact factor 8,52.

Infine su 'Jama' si spiega che aver sofferto di calcoli renali aumenta del 30% il rischio di infarto e coronaropatia, ma solo per le donne. Lo ha scoperto Pietro Manuel Ferraro, nefrologo presso l'Unità operativa di Nefrologia e dialisi dell'Università Cattolica-Complesso integrato Columbus, insieme ai colleghi della prestigiosa Harvard University di Boston. La scoperta è frutto di un maxi-studio durato 24 anni, che ha coinvolto oltre 240 mila persone. Per le donne, ma non per gli uomini, è risultata un'associazione significativa tra calcoli renali e malattia cardiaca. La rivista ha impact factor 30.

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