Roma, 5 giu. (Adnkronos Salute) - Cure integrate in ospedale e in ambulatorio, con medicine complementari e 'ortodosse', permettono ridurre drasticamente l'uso di antidolorifici: nel dolore osteoarticolare, ad esempio, si arriva fino ad un taglio dell'86% di questi farmaci dopo 6 mesi di terapie 'miste'. E la possibilità di accedere a cure dolci fa anche aumentare notevolmente la fiducia nella struttura sanitaria stessa. Sono alcuni dati che emergono dall'esperienza, unica in Europa, dell'ospedale pubblico di Pitigliano (Grosseto), in Toscana, che dal 2010 sperimenta la medicina integrata in corsia, e rende disponibili agopuntura e omeopatia negli ambulatori, dietro pagamento di un ticket, per i cittadini.
Un 'caso' di cui si parlerà all'incontro "Malati cronici e bisogni di salute emergenti ", III convegno di medicina integrata all'ospedale di Pitigliano, in programma 6 e 7 giugno. La struttura, in tre anni, ha 'contabilizzato' oltre 13 mila prestazioni dalle quali emerge un identikit del pazienti che utilizzano anche le 'altre medicine' assai diversa dalla fotografia scattata dall'Istat qualche anno fa. Secondo l'istituto nazionale di statistica, infatti, ad usare l'omeopatia e l'agopuntura sarebbero prevalentemente donne, di età media e con un livello socio culturale medio alto.
A Pitigliano, invece, i dati dicono che uomini e donne si equivalgono e sono gli anziani a fare più uso della medicina integrata, visto che il 50% dei pazienti ha tra i 50 e i 90 anni. L'esperienza toscana, inoltre, dimostra anche che, se omeopatia e agopuntura vengono resi disponibili nel pubblico ad usufruirne sono soprattutto le classi più deboli, socialmente o dal punto di visto della salute (anziani e persone affette da malattia croniche). (segue)