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Tumori: operai edili a rischio cancro bocca, troppo fumo e alcol

20 giugno 2014 | 12.23
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Tumori: operai edili a rischio cancro bocca, troppo fumo e alcol

(Adnkronos Salute) - I lavoratori edili di Roma e provincia hanno una scarsa conoscenza dei segni iniziali del carcinoma del cavo orale (50%), e un alto tasso di abitudini potenzialmente dannose per la salute della bocca, quali il fumo (43,8%) e il consumo di alcool (57%). Inoltre il 18,6% del campione ha una diagnosi di patologie del cavo orale, tra le più comuni: la cheratosi attinica labiale (2,9%), l’abitudine all’automorsicamento (2,5%), la stomatite nicotinica (2.3%), la lingua fissurata (1,88%), il fibroma traumatico e dell’ulcera traumatica (1,46%). E' la fotografia scattata dal progetto di ricerca pilota nato dalla collaborazione tra l'Inail e il Dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo-facciali dell'Università Sapienza di Roma, che ha testato la salute del cavo orale di 677 lavoratori dell’edilizia di Roma e provincia di varie etnie, con una prevalenza di soggetti di origine europea (in maggioranza albanesi e rumeni) e italiana.

La ricerca, che sarà presentata il 25 giugno alla Sapienza in occasione della giornata dedicata alla prevenzione e terapia del carcinoma del cavo orale, evidenzia luci e ombre sulla conoscenza da parte di questa categoria di lavoratori, esposta ad alcuni fattori di rischio oncologico, dell'igiene orale in generale e del tumore del cavo orale in particolare. "Le risposte dei lavoratori al questionario - spiega all'Adnkronos Salute Antonella Polimeni, ordinario di Odontoiatria pediatrica all'università Sapienza di Roma - hanno messo in evidenza una discreta conoscenza dei tumori maligni della bocca, dei fattori di rischio e delle misure di prevenzione da adottare, con una percentuale di risposte corrette superiore al 50% in tutte le domande". Ma non sanno riconoscere i segni iniziali della patologia.

"Al contrario infatti - aggiunge Polimeni - i lavoratori esaminati mostravano una scarsa conoscenza dei segni iniziali della neoplasia, con una percentuale di risposte inferiore al 50% e con una differenza statisticamente significativa rispetto a quelle precedenti. Il grado di istruzione, inoltre, non influenzava l'esito della nostra indagine, come si evince dal confronto delle risposte corrette tra italiani (livello di istruzione minore) ed europei (livello di istruzione maggiore)".

Per quanto riguarda i dati sulle abitudini a rischio della popolazione studiata, è stato osservato un alto tasso di abitudini potenzialmente dannose per la salute orale, quali il fumo (43.8%) e il consumo di alcool (57%). Tali percentuali aumentavano, inoltre, se s’includeva nelle suddette categorie gli ex fumatori (72.5% del totale) e i consumatori occasionali di alcool (84.5% del totale). Praticamente nullo invece il numero di soggetti con l’abitudine di masticare tabacco. Per approfondire ulteriormente il ruolo dei fattori di rischio nell’insorgenza del carcinoma orale nella popolazione studiata, lo studio Inail-Sapienza ha valutato la frequenza delle condizioni potenzialmente neoplastiche.

“I risultati ottenuti hanno mostrato una significativa associazione tra il fumo e la presenza di condizioni potenzialmente neoplastiche,che rimaneva significativa anche includendo nella categoria gli ex fumatori”, sottolinea l’indagine. Per quanto riguarda invece i consumatori di alcol, l’associazione con la presenza di condizioni potenzialmente neoplastiche “è risultata non significativa sia nel confronto tra bevitori e astemi sia in quello tra bevitori moderati e astemi”, specifica lo studio.

“L’unica ricerca condotta in Italia disponibile in letteratura sul tema della possibile associazione tra carcinoma orale ed esposizioni professionali risale al 1991 - avverte Polimeni - Tra i diversi agenti carcinogeni presi in esame, è stata trovata un’associazione statisticamente significativa solo per l’asbesto e la formaldeide poiché, dato l’esiguo numero dei casi valutati (103), non era stato possibile evidenziare altre probabili correlazioni messe in risalto da diversi studi, come ad esempio quella tra carcinogenesi orale e polveri di legno. Questo progetto pilota - osserva - fa parte di una campagna informativa più ampia rivolta ai lavoratori edili per iniziare a valutare l’incidenza di condizioni potenzialmente oncologiche”.

Secondo la Polimeni “la disinformazione, dovuta all’assenza di una cultura preventiva di base, spesso impedisce ai soggetti potenzialmente a rischio di sottoporsi a visite periodiche che potrebbero evitare l’insorgere di complicanze molto gravi. Non bisogna infatti dimenticare - ricorda - che i carcinomi orali trattati in stadio I e II sono caratterizzati da una sopravvivenza a 5 anni compresa tra il 70% ed il 90% e che la loro gestione è di solito rapida, facile ed efficace, con una ricaduta favorevole in termini di qualità di vita per il paziente e di abbattimento di costi per la comunità”.

Ecco che secondo la ricerca è “da migliorare il livello di prevenzione secondaria, attraverso un’adeguata istruzione sia sulla natura delle lesioni del cavo orale, condizioni potenzialmente neoplastiche, sia sui benefici di sottoporsi a visite odontoiatriche periodiche di controllo - suggerisce lo studio - perché in base agli studi epidemiologici l’approccio migliore per ridurre la morbilità e la mortalità associate al tumore della bocca è quello di aumentare la diagnosi precoce delle condizioni potenzialmente neoplastiche e quindi di intervenire precocemente con un trattamento adeguato”.

Infine le informazioni raccolte con il progetto pilota “pur nella limitata dimensione del campione analizzato, rappresentano un primo contributo alla conoscenza della possibile correlazione tra attività lavorativa nell’edilizia e insorgenza del carcinoma orale, anche alla luce del fatto che non esistono ricerche simili condotte in Italia”, conclude lo studio.

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