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Fecondazione: incinte dopo trapianto utero, primi bimbi attesi in Svezia a fine anno

30 giugno 2014 | 15.04
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Potrebbero nascere a fine anno o all'inizio del 2015

Fecondazione: incinte dopo trapianto utero, primi bimbi attesi in Svezia a fine anno

Potrebbero nascere a fine anno, o all'inizio del 2015, i primi bambini da donne sottoposte a trapianto di utero. Stanno portando avanti la gravidanza alcune pazienti su cui è stato effettuato quest'innovativo, e complicato, intervento in Svezia, dall'équipe del Sahlgrenska University Hospital di Gothenburg, che ha operato 9 donne, la maggior parte senza utero dalla nascita. In due casi il trapianto non è riuscito, ma negli altri 7 sì: con le tecniche della fecondazione assistita sono poi stati impiantati gli embrioni, precedentemente creati e congelati, e adesso si attende il risultato, la nascita di bimbi sani. Lo ha annunciato Mats Brannstrom, a capo dell'équipe, dal Congresso dell'Eshre (Società europea di riproduzione umana ed embriologia), in corso a Monaco di Baviera.

"Una delle ultime sfide nel trattamento della sterilità femminile - spiega - è l'infertilità assoluta, dovuta alla mancanza di utero dalla nascita o all'isterectomia per l'eliminazione di un tumore o per gravi complicanze durante il parto. Questa condizione affligge più di 150 mila donne in Europa: per loro, l'unica chance di avere un figlio è l'utero in affitto, pratica non legale in molti Paesi, oppure l'adozione".

La svolta potrebbe arrivare dal trapianto di utero. Finora ne sono stati eseguiti 11. Il primo, effettuato in Arabia Saudita nel 2000, è fallito: si è dovuto infatti rimuovere l'organo 'nuovo'. Nel 2011 in Turchia su una paziente di 21 anni è stato trapiantato l'utero di una donatrice cadavere di 23 anni: questa volta l'intervento è riuscito, la donna è rimasta incinta, ma ha subito due aborti. "E' proprio il successo della gravidanza, portata a termine con la nascita di un bimbo sano, il vero banco di prova della riuscita di quest'intervento", sottolinea Brannstrom. Nessuno ci è ancora riuscito.

In Svezia "si è arrivati al trapianto su 9 pazienti fra l'autunno del 2012 e la primavera del 2013 - prosegue l'esperto - dopo 10 anni di ricerche sugli animali. Ricerche che erano mancate negli interventi in Arabia Saudita e Turchia". Numerosi, infatti, i problemi da affrontare: dal rischio di complicanze chirurgiche al rigetto del nuovo organo, con la necessità di somministrare farmaci immunosoppressori che, in caso di gravidanza, possono avere effetto sul feto, alle questioni etiche che un simile intervento comporta.

Brannstrom e la sua équipe hanno utilizzato donatrici in vita, legate da rapporti di parentela o amicizia con le riceventi: si trattava, infatti, per lo più delle madri delle pazienti, ma anche zie, sorelle, suocera. Dieci chirurghi, fra onco-ginecologi, ginecologi e trapiantologi, si sono alternati in sala operatoria: per l'intervento sulle donatrici ci sono volute dalle 10 alle 13 ore, mentre quelli sulla ricevente hanno richiesto 'solo' 5-6 ore.

In due casi l'utero 'nuovo' è stato rimosso entro un anno, ma negli altri 7 l'intervento è riuscito e alle pazienti è tornato il ciclo. Prima del trapianto, i medici hanno prelevato gli ovuli dalle donne, li hanno fecondati e poi hanno congelato gli embrioni, che sono stati impiantati in 4 pazienti. "Alcune stanno portando avanti la gravidanza e aspettiamo i risultati per la finne di quest'anno e l'inizio del 2015. Se saranno positivi sarà una svolta, altrimenti si dovrà tornare alla ricerca sugli animali", conclude Brannstrom. Anche per lui sono nove, lunghi mesi d'attesa.

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