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Salute: lei più sensibile a malattie respiratorie, per lui più danni

16 settembre 2014 | 17.04
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Salute: lei più sensibile a malattie respiratorie, per lui più danni

(Adnkronos Salute) - Polmoni tallone d'Achille delle donne. Sono più suscettibili alle malattie respiratorie, ma è il 'sesso forte' a fare i conti con le forme più gravi. La donna, infatti, è colpita meno frequentemente dalla Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva), almeno in Italia, ed ha una minore compromissione funzionale respiratoria indipendentemente dall'età. Inoltre, se malata, ha una maggiore percezione dei sintomi e attenzione alla sua salute e quindi ricorre prima al medico. L'uomo, forse anche sottovalutando i primi sintomi, si presenta dallo specialista in fase più tardiva, quando l'ostruzione delle vie aeree è di grado più severo.

Sono i risultati di una ricerca italiana ad hoc, che verranno presentati nel corso del XV Congresso nazionale Simer- Fip (Società italiana di medicina respiratoria, Genova, 1-3 ottobre), e confermano che prevalenza ed espressione delle malattie respiratorie si differenziano significativamente nei due generi. La necessità di studi mirati nasce dal fatto che le patologie nelle donne sono state trascurate. Studi scientifici e clinici che sperimentano farmaci a volte le escludono quando sono in età fertile, mentre le ricerche epidemiologiche spesso non analizzano separatamente i due sessi.

"Esaminando circa 400 pazienti sintomatici, arrivati da noi senza una diagnosi, abbiamo notato che gli uomini presentano maggior prevalenza di Bpco con o senza sovrapposizione di asma, mentre le donne vengono più colpite da patologie di tipo irritativo delle vie aeree, come l'asma, o da sintomi come la tosse cronica associata a rinosinusite", spiega Caterina Bucca dell'Ospedale S. Giovanni Battista di Torino.

"Tra i pazienti con Bpco con o senza asma, il genere femminile ha una minore compromissione funzionale respiratoria, indipendentemente dall'età". Dalla valutazione clinica dei soggetti arruolati è emersa infatti una popolazione nella quale circa il 31% dei pazienti aveva asma (18% degli uomini vs 38% delle donne), il 25% Bpco (43% vs 14,5%), circa il 11% entrambe (17,5% vs 7%), il 17,6% tosse cronica associata a rinosinusite (6% vs 24%), l'8% patologie restrittive polmonari (6% vs 9%) e altrettanti malattie cardiovascolari (9% vs 7%).

Inoltre è il corpo femminile a essere quello più svantaggiato in partenza. "Le donne - prosegue Michela Bellocchia, specializzanda dell'Università degli Studi di Torino, coautrice dello studio - hanno infatti una maggiore percezione dei propri sintomi e una suscettibilità più elevata al fumo di sigaretta, a causa di numerosi fattori, tra cui la minore capacità di difesa dal danno ossidativo e di riparazione delle cellule danneggiate. Gli estrogeni influenzano anche la costituzione del muco, favorendo la prevalenza di un costituente che lo rende più vischioso. Questo fa sì che, nelle fumatrici, la malattia si sviluppi in età più giovanile e che sia sufficiente una minore esposizione al fumo per metterne in pericolo la salute".

"Lo studio dimostra come nel genere femminile vi sia una maggior prevalenza di patologie meno gravi come rinosinusite, asma bronchiale e tosse cronica", continua Bucca. Recentemente è stato ipotizzato che le donne adulte asmatiche possano effettivamente percepire l'ostruzione al flusso aereo diversamente rispetto agli uomini, avendo più di frequente sensazioni di dispnea e ansia, e che questo causi una qualità inferiore di vita e un maggiore disagio in risposta ai sintomi. "Le pazienti hanno inoltre un rischio maggiore, rispetto ai malati dell'altro sesso, di subire un ricovero, anche per una tendenza superiore nel ricercare le cure mediche. Questo fatto permette una presa in carico dei servizi sanitari più precoce, e di conseguenza una migliore gestione della malattia rispetto agli uomini", sottolinea Carlo Mereu, presidente Simer e del Congresso di Genova.

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