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Ricerca: italiani svelano gene dei deficit visivi che causano dislessia

07 ottobre 2014 | 14.44
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Ricerca: italiani svelano gene dei deficit visivi che causano dislessia

(Adnkronos Salute) - Parla italiano una scoperta scientifica che potrà permettere, in futuro, di identificare i bambini 'candidati' alla dislessia prima ancora che imparino a leggere. Ipotizzando anche possibili misure di prevenzione. Un team di scienziati di università di Padova, Irccs Medea di Bosisio Parini (Lecco), università Vita-Salute San Raffaele di Milano e università Milano-Bicocca, insieme a colleghi dell'Université Laval del Québec in Canada, ha infatti identificato per la prima volta una specifica mutazione genetica legata al disturbo visivo che causa la dislessia. Una variazione 'spia' del rischio. Lo studio è pubblicato su 'Cerebral Cortex'.

E' noto - ricordano i ricercatori - che la dislessia è spesso associata a un deficit nell'elaborazione del sistema magnocellulare-dorsale (M-D), la via visiva specializzata nell'analisi delle relazioni spaziali e del movimento, anche di quello illusorio. Nel nuovo studio gli autori hanno dimostrato che la percezione del movimento illusorio, specificamente elaborata dalla via M-D, è danneggiata in bambini con dislessia evolutiva, escludendo anche - attraverso un confronto con diversi gruppi controllo - che tale deficit visivo sia il semplice effetto della minore abilità di lettura associata alla dislessia.

Non solo: per la prima volta sono stati identificati correlati genetici che possono portare a un deficit specifico della via M-D. In particolare, è stato osservato come la delezione (assenza) dell'introne 2 del gene DCDC2, già nota per essere un fattore di rischio generico di dislessia, abbia un effetto sulla via M-D. Questa variante genetica non ha invece nessuna influenza sull'altra via visiva principale (parvocellulare-ventrale) che non è normalmente danneggiata nelle persone dislessiche. I ricercatori hanno infine dimostrato che anche adulti non dislessici, ma portatori della variante genetica individuata, soffrono di un deficit nella percezione del movimento illusorio.

"Questi risultati mostrano il primo dato sulle basi genetiche del movimento illusorio e anche il primo dato sulle basi genetiche di un deficit visivo nella dislessia", spiegano gli scienziati. "Nel movimento illusorio l'oggetto percepito in movimento è in realtà statico - sottolinea Simone Gori, uno degli autori - Ciò è dovuto sia al modo di operare del nostro sistema visivo che ad alcune caratteristiche dell'immagine. Bambini con dislessia e delezione necessitano di ancora più contrasto per vedere il movimento illusorio, sia rispetto a dislessici senza delezione che in confronto a bambini a sviluppo tipico".

Per i ricercatori "lo studio apre nuove prospettive in più direzioni: la possibilità di individuare bambini a rischio per la dislessia ben prima che inizino a leggere, e addirittura la possibilità di allenare la via M-D dove deficitaria prima delle scuole elementari, in modo da diminuire l'incidenza della dislessia". Obiettivi che ora sembrano "a portata di mano".

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