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Ebola: 'non sono eroe ma soldato ferito', consensi dopo parole medico italiano

27 dicembre 2014 | 13.34
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Fabrizio, il dottore volontario di Emergency contagiato dal virus mentre era impegnato sul campo in Sierra Leone, ha raccontato in una lettera aperta la sua esperienza di paziente. Un messaggio di forza e coraggio che rimbalza sul web raccogliendo consensi

Ebola: 'non sono eroe ma soldato ferito', consensi dopo parole medico italiano

"Non sono un eroe, ma un soldato ferito". Così si definisce Fabrizio, il medico italiano di Emergency contagiato in Sierra Leone e ricoverato all'Istituto Spallanzani di Roma. In una lettera aperta, per la prima volta ha raccontato la sua storia sottolineando come Ebola "sia un mostro terribile e temibile, ma che può essere sconfitto". E all'indomani della sua testimonianza, il messaggio lanciato raccoglie consensi. "Guarire da Ebola, senza eroismi, combattendo nel silenzio. Il coraggio e la forza di non arrendersi che il medico di Emergency trasmette a tutti noi. Auguri e grazie!". Così, su Facebook, scrive per esempio Mariastella Gelmini, vice capogruppo vicario di Forza Italia alla Camera.

"L'ultima cosa che ricordo della Sierra Leone - ha spiegato Fabrizio - è il viaggio fino all'aeroporto assieme ai colleghi e la partenza sull'aereo dell'Aeronautica Militare. Poi l'arrivo in Italia all'interno di un contenitore ermetico e il trasporto all'Istituto Spallanzani. Ricordo i primi due o tre giorni trascorsi in isolamento, i farmaci sperimentali che ho iniziato, l'estremo malessere, la nausea, il vomito, l'irrequietezza; pensavo in quei momenti ai pazienti che avevo contribuito a curare, stavo provando le stesse cose che loro avevano provato e cercavo di capire qualcosa di più di ciò che mi stava succedendo, cercavo di mantenere la mente lucida e distaccata per un'analisi 'scientifica'".

"Ma il malessere era troppo e troppo difficile restare concentrato. Poi -prosegue la testimonianza diffusa ieri da Emergency - la trasfusione di plasma cui credo sia seguita una reazione trasfusionale e la luce della coscienza che grossomodo si spegne. Mi hanno raccontato di essere stato in rianimazione, di essere stato intubato e sedato; so di avere firmato una serie di consensi per i protocolli sperimentali poi, dopo questo, non ho memoria di nulla, mi mancano due settimane, quelle del mio aggravamento, durante le quali mi sono in qualche modo battuto contro il mio nemico; e pare che sia riuscito a batterlo".

"Da qualche giorno sto meglio - ha confermato il medico - Lentamente ho ripreso in mano il controllo del mio corpo, riesco a muovermi in autonomia; da qualche giorno ho iniziato a leggere qualcosa di ciò che è stato pubblicato a proposito della mia vicenda; in larga misura parole di conforto, di sostegno e augurali, ma anche parole che possono essere giustificate solo dall'ignoranza. Non credo di essere un 'eroe', ma so per certo di non essere un 'untore': sono solo un soldato che si è ferito nella lotta contro un nemico spietato".

"Una delle cose più belle che ho letto in questi giorni - ha aggiunto Fabrizio - è un articolo online che parla di solidarietà, di rispetto, di dignità. E non posso non pensare ai miei colleghi di Emergency che, anche in questi giorni, sono in Sierra Leone cercando di fare sempre di più e sempre meglio per curare i malati di Ebola".

"Ebola è un mostro terribile e temibile - ha concluso - ma sono convinto che la sconfitta di questo mostro dipenda in larga misura dal fronte che lo ostacola. Spero che questo fronte possa allargarsi e opporsi a Ebola in modo sempre più efficace".

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