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Salute: 15 mila italiani 'sorvegliati' a vita per studiare fegato grasso

19 febbraio 2015 | 19.09
LETTURA: 4 minuti

Partirà a ottobre e ha come obiettivo l'analisi sistemica dell'evoluzione della patologia nel tempo. Il progetto è promosso dalla Fondazione italiana di ricerca in epatologia insieme all'Associazione italiana per lo studio del fegato (Aisf), in occasione del 48esimo congresso annuale dell'Aisf.

Salute: 15 mila italiani 'sorvegliati' a vita per studiare fegato grasso

Studiare a vita 15 mila persone, per capire e valutare le diverse sfaccettature delle patologie multisistemiche che causano il fegato grasso: una malattia che colpisce il 25% degli italiani ed è spesso la spia di una cattiva alimentazione da non sottovalutare. E' il progetto lanciato dalla Fondazione italiana di ricerca in epatologia insieme all'Associazione italiana per lo studio del fegato (Aisf), in occasione del 48esimo congresso annuale dell'Aisf in programma oggi e domani a Roma. "Lo studio di coorte a vita su 15 mila persone partirà a ottobre e ha come obiettivo l'analisi sistemica dell'evoluzione della patologia nel tempo - spiega all'Adnkronos Salute Ferruccio Bonino, presidente della Fondazione italiana di ricerca in epatologia - Oggi è possibile ridurre il fegato grasso con un intervento personalizzato, che deve però coinvolgere i medici e i pazienti: sentinelle della prevenzione".

Lo studio, compreso il reclutamento dei pazienti, partirà a ottobre con la presentazione a Modena durante un convegno dell'Aisf. "Stiamo cercando i fondi per la ricerca attraverso una campagna di fundraising che promuoveremo in questi mesi. Ci sono 40 esperti a livello nazionale dell'Aisf che si occuperanno dell'aspetto scientifico. Come già accaduto con il cuore - osserva lo specialista - gli studi di coorte insegnano molto sulle patologie che aggrediscono un organo, ma serve studiare nel tempo un gruppo di persone per avere una fotografia ampia e accurata. Ed è quello che faremo con il fegato grasso".

Il progetto non si ferma qui. Per l'epatologia si è aperta una vera e propria rivoluzione nella lotta all'epatite C, grazie a nuovi farmaci che ora possono battere la malattia. "Stiamo vivendo una rivoluzione culturale unica nel mondo della medicina: per la prima volta possiamo guarire un malato cronico. Ma occorre cambiare il modello di terapia classica con un nuovo paradigma", avverte Bonino. "Dobbiamo trattare tutti - aggiunge - e per farlo occorre reperire i fondi non dalla 'borsa del farmaco', come si sta facendo oggi, ma con nuovi strumenti. Serve un appalto di salute pubblica simile a quelli per le gradi opere pubbliche con un leasing trentennale. Così avremmo la possibilità di curare tutti senza intaccare le casse del Servizio sanitario nazionale".

Il lavoro dell'Aisf procede anche sul versante della comunicazione. "L'obiettivo - precisa Bonino - è di formare e informare i medici e i pazienti sulle possibilità, oggi finalmente alla portata di tutti, di personalizzare l'intervento e verificare poi se il fegato grasso aumenta o diminuisce. Si può avere lo specchio sull'efficacia della terapia con i farmaci, con il cambio degli stili di vita, con più sport e un'alimentazione diversificata. In questo modo il medico e il paziente, come delle sentinelle, controllano i passi avanti e valutano gli interventi da fare o modificare. Sul versante dell'epatite C, invece - avverte il docente di gastroenterologia dell'Università di Pisa - dobbiamo rendere consapevole il cittadino che da questa malattia oggi si può guarire".

Infine, un passaggio sul futuro dell'epatologia e il sogno di creare il fegato artificiale: "E' un organo troppo complesso e non se ne può fare a meno. Sarà difficile arrivare a realizzare un fegato artificiale, mentre si potrà ricostruirlo dalle staminali multipotenti - conclude Bonino - Quest'ultima è prospettiva, ma non così vicina".

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