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Psicologia: da gelosia ossessiva a 'sindrome di Otello', come riconoscerla

13 marzo 2015 | 13.21
LETTURA: 6 minuti

Lo psichiatra spiega le ragioni di questo fenomeno, traccia l'identikit dei super-gelosi e spiega come riconoscere e affrontare questo problema. Anche con l'aiuto di un cineforum emotivo

Psicologia: da gelosia ossessiva a 'sindrome di Otello', come riconoscerla

Un mostro dagli occhi verdi, un piccolo tarlo famelico che penetra nei pensieri e insinua dubbi e insicurezze. Le persone che soffrono di gelosia spesso la subiscono e non sanno come gestirla. Così ansia, stress e rabbia accumulandosi possono condurre alla 'sindrome di Otello', che apre la porta alla violenza. Il monito arriva dallo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro medico Santagostino di Milano, che spiega le ragioni di questo fenomeno, traccia l'identikit dei 'moderni Otello' e fornisce i consigli per riconoscere questa patologia e affrontarla. Anche con l'aiuto di un cineforum emotivo.

Proprio la gelosia, secondo Eurispes, è il movente della maggior parte dei crimini passionali in Italia. I dati diffusi dal ministero dell'Interno mostrano inoltre che, dall'agosto 2012 al luglio 2014, sono stati commessi 320 omicidi a sfondo affettivo, dei quali ben 206 sono femminicidi. Cucchi sta curando un cineforum emotivo al Centro medico Santagostino, che ha preso il via con un incontro dal titolo 'Il giallo della gelosia, fra amore e ossessione' (è possibile iscriversi compilando il modulo a questo link: http://www.cmsantagostino.it/news-ed-eventi/al-il-cineforum-emotivo). "Il cineforum ha l'obbiettivo di allenare il cervello emotivo delle persone entrando nell'opera, sviluppando la competenza emotiva dell'empatia - spiega Cucchi - Il cinema racconta la vita delle persone, permettendo di entrare in contatto con l'esperienza degli altri e di imparare a capirci meglio".

Ma come nasce la gelosia? "Non è un'emozione primaria come rabbia e tristezza, bensì qualcosa di più complesso che richiede un'elaborazione più articolata - precisa l'esperto - La gelosia è un sentimento fatto di ansia e incertezza, e la diretta conseguenza può essere la rabbia verso chi sia più considerato dalla persona amata, ma anche verso la stessa persona amata. Possiamo forse dire che nella gelosia prevale la dimensione ansiosa e di insicurezza quando 'il problema sono io', in altre parole l'inadeguatezza presunta dell'amato che non è abbastanza per l'oggetto dell'amore. La gelosia si avvicina al vissuto della rabbia e dell'odio, invece, quando la sensazione è quella di patire un torto, un tradimento, di essere parte lesa. E' quindi spesso associata a tratti quali la moralità, la rigidità valoriale, una visione del mondo dicotomica, semplicistica e riduzionistica ma totalizzante. Ha molto a che fare con bisogno di primeggiare, di essere il numero uno nei pensieri e nei desideri di qualcuno, legandosi a tratti narcisistici".

Esistono varie sfumature che la gelosia assume nel diventare 'sindrome di Otello'. "Ci sono profili di persone che la vivono in un contesto di sadismo e possessività, dove la persona amata diventa un oggetto in modo del tutto egoistico, an-empatico, dove addirittura il piacere è dato dalla sofferenza dell'altro per me. Ci sono anche forme di gelosia francamente deliranti - aggiunge Cucchi - in cui, a fronte di un'inconsistenza di prove, la persona gelosa è assolutamente convinta del tradimento. Non si tratta solo di attimi di buio irrazionale, ma di veri e propri pensieri strutturati in cui c'è la convinzione di essere traditi. Queste forme sono rare e appartengono alla psicopatologia clinica, caratterizzando i disturbi deliranti o, peggio, formando manifestazioni tipiche degli esordi di demenza e di Parkinson".

Il caso psichiatrico più grave di gelosia delirante "è forse quello dell'erotomania, in altre parole la convinzione di essere amato e poter dunque vantare diritti su una persona che spesso nemmeno si conosce, dove si delinea un percorso emotivo che va dalla speranza fino al rancore, passando attraverso il dispetto".

Ma quali persone si possono rendere protagoniste di un crimine legato alla gelosia? "La cronaca nera riporta spesso raptus vissuti da profili identificabili in situazioni note - ricorda l'esperto - Più del 60% dei casi infatti riguarda coppie sposate, mentre oltre l'85% delle volte è l'uomo a uccidere. Il quadro professionale degli autori dei delitti è risultato medio-basso, con un'alta presenza di disoccupati, con un'età che varia dai 31 ai 51 anni. Il delinquente passionale è una persona che si caratterizza per un attaccamento con la figura materna, fatto di paura di non essere accudito, di ansia per la mancanza di protezione, con conseguente desiderio di un'amore-fusionale, una sorta di fissazione che impedisce la realizzazione di un amore maturo".

Ma come evitare l'insorgere di questa pericolosa sindrome? "Il primo sollievo può arrivare dalla fiducia, che si accresce nella comunicazione e nella condivisione del rapporto. Accusare il partner non serve a nulla, l'unica via d'uscita in questi casi è chiedere maggiori attenzioni. Altrettanto importante è capire che mentire non serve a gestire la gelosia, bensì mette in moto pericolosi circoli viziosi deleteri per ogni relazione".

"L'amore non è per sua stessa natura in grado di vincere la gelosia, visto che questo sentimento è connaturato nella tipologia della persona che ne soffre e non è sensibile al sentimento. Chi è conscio di soffrire di eccessiva gelosia - dice Cucchi - non si deve affidare ai sospetti, ma cercare risposte dentro di sé e concentrarsi sul livello di fiducia nel compagno. Chi invece vive problemi a causa della morbosa gelosia del compagno non deve pensare che sia una questione personale o sentirsi in dovere di dare risposte subito: decantando le emozioni la razionalità permette di tornare a sognare e credere - conclude - anche a ciò che non si vede".

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