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Allarme super-batteri, in Italia 7 mila morti l'anno per infezioni in ospedale

08 aprile 2015 | 12.00
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A sottolinearlo, dopo l'allarme lanciato dal governo inglese sulla pericolosità del fenomeno, è la Società italiana malattie infettive e tropicali (Simit). L'economista inglese Jim O'Neill: entro il 2050 uccideranno più del cancro. Lorenzin su antibiotici: "In Italia attenzione su consumo mai calata"

INFOPHOTO
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Non solo Gran Bretagna, è allarme super-batteri anche in Italia. Il fenomeno della resistenza agli antibiotici delinea - anche nel nostro Paese - un "quadro preoccupante", con un consumo di questi farmaci "record e in aumento" mentre "sono stimati 5000-7000 decessi annui riconducibili ad infezioni ospedaliere" da germi multiresistenti, con un costo annuo superiore a 100 milioni di euro. A sottolinearlo, dopo l'allarme lanciato dal governo inglese sulla pericolosità del fenomeno, è la Società italiana malattie infettive e tropicali (Simit).

I progressi conseguiti nell'ambito della batteriologia e immunologia hanno contribuito a diffondere l'illusione che le infezioni ospedaliere potessero essere definitivamente eradicate. "Tale illusione si è subito rivelata falsa - sottolineano gli esperti - Le infezioni ospedaliere hanno continuato a rappresentare la più frequente 'complicanza' ospedaliera e il loro trend, in assenza di programmi di controllo, è in continuo aumento".

E' stato valutato che in media il 5% dei pazienti ospedalizzati contrae un'infezione durante il ricovero e dal 7% al 9% dei pazienti ricoverati in un certo momento è infetto. Negli Stati Uniti le infezioni ospedaliere allungano in media la degenza di 4 giorni, e contribuiscono a 20-60 mila decessi annui comportando una spesa annua di 2-10 miliardi di dollari.

Tra i fattori più sotto accusa, dunque, l'uso inappropriato di antibiotici. Il largo uso che ne è stato fatto negli ultimi 60 anni in medicina umana, in veterinaria, in zootecnia e persino nell'agricoltura ha esercitato e continua a esercitare una potente azione selettiva nei confronti dei batteri che per sopravvivere sono costretti a mutare, spiegano gli esperti della Simit. L'uso inappropriato di questi farmaci rischia di disperdere una risorsa preziosa non immediatamente rinnovabile: negli ultimi anni, infatti, l'industria farmaceutica ha registrato un numero sempre più limitato di nuove molecole antibiotiche, per cui già oggi è difficile trattare efficacemente alcuni microrganismi multiresistenti agli antibiotici disponibili.

"Un altro fattore importante nella diffusione dell'antibioticoresistenza - aggiunge Massimo Andreoni, presidente della Simit - è rappresentato dalla trasmissione di infezioni sostenute da microrganismi antibioticoresistenti, soprattutto in ambito assistenziale (ospedali, strutture di lungodegenza, eccetera), ma anche sul territorio (ad esempio tubercolosi multiresistente). L'adozione di misure efficaci a prevenire la trasmissione delle infezioni correlate all'assistenza consente di limitare la diffusione di questi ceppi ad altri pazienti e alla comunità.

Secondo gli esperti della Simit, le infezioni ospedaliere sono almeno in parte prevenibili grazie all'adozione di pratiche assistenziali 'sicure' "che si sono dimostrate in grado di prevenire o controllare la trasmissione di infezioni, comportando la riduzione del 35% almeno della frequenza di queste complicanze. Per questo motivo - avverte la Simit - le infezioni ospedaliere rappresentano un indicatore della qualità dell'assistenza prestata in ospedale".

Per controllare la diffusione delle resistenze è assolutamente necessario intervenire adottando anche in Italia strategie che si sono dimostrate efficaci in altri Paesi europei. "Tali strategie sono mirate a promuovere l'uso appropriato di antibiotici in tutti gli ambiti (ospedale, territorio, veterinaria) e a limitare la diffusione dei germi multiresistenti, in particolare - concludono gli specialisti - attraverso la corretta igiene delle mani e le altre procedure igieniche per il controllo della trasmissione degli agenti infettivi in ambito sanitario".

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