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Trapianti: a Milano il primo di fegato da donatore a cuore fermo

14 settembre 2015 | 11.30
LETTURA: 4 minuti

Con la tecnica +10% organi utilizzabili

L'équipe del Niguarda di Milano
L'équipe del Niguarda di Milano

Primo trapianto di fegato da donatore a cuore fermo in Italia. L'operazione è stata eseguita all'ospedale Niguarda di Milano su un uomo 40enne, con un organo prelevato da una persona in arresto cardiaco. Tecnica finora mai usata nel nostro Paese a causa dei 20 minuti (5 nel resto d'Europa) che la legislazione italiana prevede debbano passare da quando il cuore smette di battere alla dichiarazione del decesso. "Si tratta di un periodo di tempo lungo, nel quale il fegato rischia di compromettersi e di non essere più utilizzabile - spiega all'AdnKronos Salute Luciano De Carlis, direttore dell'équipe di Chirurgia generale e dei trapianti di Niguarda - Per questo finora venivano trapiantati solo gli organi di pazienti deceduti per morte cerebrale, con cuore ancora battente".

La svolta segnata dall'intervento milanese, effettuato il 3 settembre scorso sotto l'egida del Centro nazionale trapianti, è legata all'applicazione di una metodica impiegata normalmente nella rianimazione dei pazienti: la circolazione extracorporea Ecmo (ExtraCorporeal Membrane Oxygenation), la cosiddetta macchina cuore-polmoni nota alla cronache dopo la pandemia di influenza A/H1N1 del 2009. Grazie all'Ecmo è stata mantenuta la temperatura corporea del donatore ed è stata garantita l'ossigenazione degli organi, ritardando il danno da ischemia. "Questa parte è durata 4 ore, durante le quali abbiamo verificato che non ci fossero problemi ed eseguito una serie di analisi, come la biopsia del fegato", continua De Carlis.

La perfusione e il prelievo degli organi sono avvenuti all'ospedale San Matteo di Pavia grazie all'intervento di Marinella Zanierato, del team di rianimazione diretto da Antonio Braschi, mentre il trapianto a Niguarda. Dallo stesso donatore sono inoltre stati prelevati e trapiantati con successo a Pavia i due reni. Il trapianto di rene da donatore a cuore fermo è già stato sperimentato in passato, mentre "è la prima volta che preleviamo un fegato a cuore non battente. Sicuramente ci è servita l'esperienza maturata in 7 anni nel prelievo di reni con la stessa tecnica", precisa Zanierato.

Il ricevente, affetto da malattia epatica terminale, sta bene e quasi non si è accorto di nulla. L'operazione è durata 4-5 ore, come un normale trapianto di fegato. "Lo avevamo messo al corrente del tipo di intervento particolare e il suo decorso è stato eccellente fin da subito - assicura De Carlis - Abbiamo seguito la procedura standard, come in ogni trapianto: dopo alcuni giorni di terapia intensiva il paziente è stato trasferito nel mio reparto e sarà dimesso nei prossimi giorni".

"Questo intervento potrebbe aprire una strada importante per i trapianti di fegato, aumentando del 10% il numero di organi utilizzabili", calcola De Carlis. Una percentuale che "in futuro potrebbe salire. Negli Stati Uniti, dove bastano 5 minuti per dichiarare il decesso dopo che il cuore ha smesso di battere, si parla di un +20-25% di organi disponibili".

"In Italia il numero dei donatori di fegato è in linea con il resto d'Europa - sottolinea l'esperto - Nel nostro Paese, il problema è piuttosto che i pazienti che hanno bisogno di trapianto sono quasi il doppio rispetto agli organi disponibili". Il tempo di attesa medio è di circa un anno, ma chi è in pericolo di vita ha la precedenza: "Nel caso di malattie gravi il fegato viene trapianto in 24 ore", assicura il chirurgo.

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