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Italiani sempre più fragili, 230 mila fratture all'anno

07 novembre 2015 | 14.48
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Il decalogo 'anti-crack'

Italiani sempre più fragili, 230 mila fratture all'anno

Ossa deboli tallone d'Achille degli italiani, soprattutto delle donne ma non solo. "Ogni anno nel nostro Paese si registrano oltre 230 mila fratture da fragilità e molte provocano disabilità, perdita di autonomia, aumento del rischio di mortalità. Solo con una corretta alimentazione e uno stile di vita sano fin da bambini, insieme a opportune misure di prevenzione secondaria e terziaria, si potrà fermare questo trend negativo". E' il monito degli esperti riuniti a Roma per il Congresso numero 100 della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot).

"La fragilità dell'osso dipende spesso dall'osteoporosi post-menopausale e senile che in Italia colpisce una donna su 4 dopo i 50 annni e una over 60 su 3", spiega Umberto Tarantino, presidente del Congresso, professore ordinario e primario di Ortopedia e Traumatologia al Policlinico di Tor Vergata di Roma. Questa malattia causa un indebolimento progressivo dello scheletro e quindi una ridotta resistenza dell'osso, predisponendo a un più alto rischio di frattura anche per traumi di lieve entità. I 'crack' possono colpire qualsiasi segmento scheletrico, ma "le sedi più spesso coinvolte sono il femore, le vertebre, il polso, l'omero prossimale e la caviglia", elenca lo specialista.

Ad aggravare il problema c'è l'insidia 'ricadute'. "Se si ha la sfortuna di incorrere in una frattura da fragilità - precisa Tarantino - il rischio di un'altra frattura è di oltre il 20%. Le donne con una frattura vertebrale hanno una probabilità 5 volte maggiore di andare incontro a nuove rotture vertebrali, e un rischio raddoppiato di frattura del femore prossimale. Questo dato è destinato a crescere nei prossimi anni per il progressivo aumento dell'età media della popolazione, che non interessa soltanto il sesso femminile, bensì sempre più anche gli uomini".

Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno nel pianeta si registrano circa 9 milioni di fratture da fragilità di cui 1,6 mln a livello del femore prossimale. E per il 2050 è previsto "un vertiginoso aumento": si potrà arrivare fino a 33 milioni di casi, oltre 6 mln dei quali interesseranno il femore. Solo in Italia sono circa 95 mila i ricoveri annuali per fratture di femore, e quasi il 70% riguarda pazienti ultra 80enni. "La frattura di femore prossimale è sicuramente un evento invalidante: oltre alla necessità di un intervento chirurgico immediato nella quasi totalità dei casi - ricorda Tarantino - spesso l'evento espone a conseguenze anche gravi. Solo una volta su 5 (20%) il paziente riesce a tornare al livello di attività precedente alla frattura".

Quando si rompe un femore, proseguono gli ortopedici della Siot, "l'aumento di mortalità è equivalente a quello causato dal cancro al seno, arrivando a raggiungere nel primo anno dopo l'evento fratturativo un'incidenza del 20%". Non solo: "Nel 35% dei casi - continua il docente - il paziente avrà una disabilità permanente e una riduzione della capacità di camminare in maniera autonoma. La frattura di femore risulta essere di grande interesse anche da un punto di vista economico, poiché aggrava il sistema sanitario nazionale in maniera importante".

E femore a parte? La Siot definisce "abbastanza complicato e difficile" calcolare il numero delle altre fratture da fragilità, "poiché non tutte necessitano di ricovero e quindi non vengono registrate nelle schede di dimissione ospedaliere - osserva Tarantino - Molte altre non vengono nemmeno diagnosticate come le fratture vertebrali, di cui solo un terzo viene ospedalizzata e meno della metà individuata. Proprio per questo è in via di realizzazione il Registro italiano delle fratture da fragilità promosso dal ministero della Salute, che potrebbe consentire di identificare tutte le fratture dovute a fragilità ossea e di definire le persone più esposte così da progettare campagne preventive mirate".

"Oggi si parla sempre più di multidisciplinarietà come strumento per migliorare l'assistenza verso il paziente anziano affetto da molte comorbilità e ridurre le complicanze - ricorda Tarantino - 'Fracture Liaison Service' nasce proprio come un sistema organizzativo di prevenzione terziaria per le persone già fratturate, che vede partecipare molti medici specialisti, ma anche figure infermieristiche dedicate alla fragilità, che seguono il paziente dal momento del ricovero sin dopo la dimissione".

"Questo modello ha come effetto quello di indirizzare il paziente verso un protocollo diagnostico terapeutico per ridurre il rischio di rifrattura - evidenzia l'esperto - In questo contesto il nursing rappresenta oggi una risorsa preziosissima per le strutture ospedaliere, in quanto consente di fornire una continuità di trattamento del paziente dall'ospedale al domicilio in perfetto sostegno dell'attività del medico di base".

"Certamente - conclude il presidente del meeting Siot - la fragilità ossea rappresenta oggi un problema estremamente attuale, che necessita di maggiore considerazione sia da parte delle Istituzioni ma anche di noi ortopedici".

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