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Ricerca: penetrata barriera encefalica per curare malata di tumore

11 novembre 2015 | 11.40
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Ricerca: penetrata barriera encefalica per curare malata di tumore

Un team di scienziati canadesi per la prima volta ha penetrato la barriera ematoencefalica per trattare in modo mirato una paziente con tumore. Il team ha inietto mini-bolle piene di gas nel circolo sanguigno della donna, per creare varchi temporanei nella barriera. Un fascio di ultrasuoni mirato è stato applicato alla testa della paziente, facendo 'vibrare' le bolle e spingendole per la loro strada, insieme al carico di farmaci chemioterapici. Da sei a 10 pazienti saranno sottoposti alla stessa procedura, all'interno di un trial. La tecnica sperimentale, usata al S unnybrook Health Sciences Centre, è "eccitante", commentano gli studiosi, perché significa che sarà possibile somministrare in modo 'chirurgico' potenti medicinali ai malati di tumore, là dove servono.

Lo stesso metodo, non invasivo, potrebbe essere usato per altre malattie cerebrali come la demenza, l'ictus e il Parkinson. Ma occorrono ulteriori studi per stabilire la sicurezza della tecnica. A sperimentare per prima la procedura è stata Bonny Hall, 56 anni, malata di tumore al cervello da otto anni. Nell'ultimo periodo il cancro era diventato più aggressivo, e c'era bisogno di una terapia ancor più mirata.

I medici le hanno chiesto se voleva essere la prima al mondo a tentare questo approccio innovativo. Così hanno le hanno somministrato una chemio per infusione intravenosa, seguita da una piccola dose di microbolle e poi dagli ultrasuoni.

Lo scanner cerebrale - spiegano i medici - suggerisce che il trattamento abbia funzionato, e presto - riferiscono alla Bbc online - il team esaminerà una piccola parte del tumore, rimosso chirurgicamente il giorno dopo la terapia, per capire quanto farmaco è penetrato. La paziente si dice nervosa ma eccitata, e spera che il trattamento possa aiutare altri pazienti. "I risultati sono preliminari, perché non abbiamo i livelli della chemioterapia - commenta Todd Mainprize, neurochirurgo a capo della ricerca - ma a questo punto sappiamo che possiamo penetrare nella barriera ematoencefalica in modo efficace, non invasivo e reversibile". Si tratta comunque di un trial di fase I: "Stiamo indagando sul profilo di sicurezza".

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