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Italiani celiaci, la carica dei 600mila: ma solo 1 su 3 lo sa

20 maggio 2016 | 16.29
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E' ancora piuttosto vaga la realtà della celiachia nel nostro Paese. Si stima che, a fronte dei circa 175.000 pazienti diagnosticati a oggi, ci siano oltre 400.000 persone che non sanno ancora di essere celiache. Dunque, il problema riguarda poco meno di 600.000 persone che in due casi su tre non sanno di averlo.

Fino al 22 maggio torna la Settimana nazionale della celiachia, iniziativa dell'Associazione italiana celiachia Onlus (Aic), patrocinata da Andid-Associazione nazionale dietisti, per informare e sensibilizzare il pubblico sulla patologia.

Se meno del 30% dei celiaci è diagnosticato, gli altri mettono a rischio ogni giorno la loro salute, esponendosi a gravissime complicanze, che minano la salute dei pazienti e gravano fortemente sulla spesa sanitaria pubblica. E secondo Aic la moda del senza glutine, per la quale si è addirittura arrivati a coniare il termine glutenfobia, può portare a mancate diagnosi o a ritardi nelle stesse.

Da recenti indagini sui consumatori risulta che un italiano su 10 ritiene che la dieta gluten free sia più salutare e che 3 su 10 pensano che faccia dimagrire. False credenze smentite da gastroenterologi e nutrizionisti. Ma anche convinzioni che possono portare a conseguenze negative per la salute. Chi si mette a dieta senza glutine senza una diagnosi precisa, infatti, rischia di vanificare la possibilità di scoprire se la celiachia sia la vera causa dei suoi malesseri.

"La diagnosi di celiachia, oltre che un dovere verso la salute dei pazienti, è un'importante operazione di prevenzione e di contenimento della spesa sanitaria - afferma in una nota il presidente Aic, Giuseppe Di Fabio - perché il celiaco non diagnosticato, oppure con diagnosi tardiva, manifesta gravi complicanze che compromettono la qualità della vita e costringono a frequenti ricorsi a cure mediche che gravano sulla collettività. Servono in media ancora 6 anni per giungere alla diagnosi, sprecando denaro pubblico con esami inutili e costosi e ritardando l’inizio della terapia".

Per questo Aic ha orientato tutte le sue attività scientifiche e divulgative del 2016 al tema della diagnosi. Ne è un esempio anche la recente guida 'Donna&Celiachia', realizzata dal Comitato scientifico dell'Associazione e dedicata ai medici di base e agli specialisti coinvolti più spesso nell'assistenza alle donne, come i ginecologi, gli ostetrici e gli endocrinologi, per aiutarli a riconoscere se le loro pazienti siano celiache anche quando non presentino i sintomi classici della malattia.

La guida è disponibile gratuitamente su www.settimanadellaceliachia.it: l'obiettivo è far emergere dall'ombra le tre pazienti con celiachia su quattro che a oggi sono ancora ignare della loro condizione, per evitare le numerose e gravi conseguenze dell'intolleranza non diagnosticata.

L'attenzione alle donne è giustificata dai numeri: dei circa 600.000 casi di celiachia stimati nella popolazione italiana, ben due su tre riguardano il sesso femminile. Sono circa 400.000, dunque, le italiane con celiachia contro 200.000 uomini, ma in entrambi i sessi le diagnosi sono tuttora poche, nonostante crescano di oltre il 10% ogni anno.

Fino al 22 maggio, inoltre, Aic mette a disposizione di tutti il filo diretto con gli esperti: medico, psicologa e dietista rispondono alle domande scritte o telefoniche (numero verde 800 454 616) di pazienti, famiglie e quanti hanno dubbi o curiosità.

"Lungi dall'essere una necessità di cura ben definita, la dieta senza glutine sta diventando quasi una moda, conquistando uno spazio sempre crescente sia sui media tradizionali (carta stampata, televisione, radio) sia nel mondo del web e in particolare sui social network. Spesso le informazioni al riguardo sono incomplete o addirittura fuorvianti o scorrette", sostiene la presidente di Andid, Ersilia Troiano.

"Ricordiamoci che è della salute delle persone che parliamo, e che la competenza professionale è fondamentale nell’indirizzare le persone all’alimentazione più corretta e adeguata ai bisogni e fabbisogni individuali. La dieta senza glutine non significa solo 'eliminare' ma anche e soprattutto sostituire, adeguando le scelte in un'ottica di adeguatezza nutrizionale, varietà e sostenibilità a lungo termine".

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