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Otto paraplegici migliorano grazie a un avatar

11 agosto 2016 | 17.50
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Otto paraplegici migliorano grazie a un avatar

Otto pazienti paralizzati a causa di lesioni al midollo spinale hanno riacquistato la sensibilità parziale e il controllo muscolare degli arti inferiori dopo uno speciale allenamento con una interfaccia robotica che dà vita a una sorta di 'avatar', riporta uno studio pubblicato sulla rivista 'Scientific Reports'. I soggetti hanno usato una macchina che crea una realtà virtuale e che sfrutta l'attività cerebrale dei pazienti stessi per simulare il pieno controllo della loro gambe.

La ricerca - condotta dal neuroscienziato Miguel Nicolelis della Duke University come parte del progetto 'Walk Again' a San Paolo, in Brasile - rappresenta una promettente opzione per le persone con lesioni del midollo spinale, ictus e altri disturbi, dando la speranza che un giorno possano riacquistare la mobilità e l'indipendenza.

"Non prevedevamo un esito clinico così sorprendente quando abbiamo iniziato il progetto", ha detto Nicolelis. "I pazienti che hanno utilizzato un'interfaccia cervello-computer per un lungo periodo di tempo, hanno avuto miglioramenti nel comportamento motorio, nelle sensazioni tattili e nelle funzioni viscerali. Finora, nessuno era riuscito a ottenere il recupero di queste funzioni, dopo così tanti anni dalla diagnosi di completa paralisi". Cinque partecipanti erano infatti paralizzati da almeno cinque anni, due da oltre un decennio.

Molti volontari hanno visto i cambiamenti dopo 7 mesi di allenamento. Dopo un anno, per 4 di loro la sensibilità e il controllo muscolare erano migliorati così significativamente che i medici hanno aggiornato la diagnosi da paralisi completa a parziale. La maggior parte dei pazienti ha visto miglioramenti nel controllo della vescica e dell'intestino, riducendo la dipendenza da lassativi e cateteri. Questo, fanno notare gli esperti, riduce il rischio di infezioni, comuni nei pazienti con paralisi cronica e spesso causa di morte.

Per quasi due decenni Nicolelis ha lavorato per costruire e perfezionare un sistemi in grado di registrare centinaia di segnali simultanei dai neuroni nel cervello, ottenendone comandi motori e traducendoli in movimenti.

Una delle partecipanti, la 'paziente 1' è una donna di 32 anni, paralizzata da 13: è quella che ha giovato dei miglioramenti più drammatici. All'inizio della sperimentazione, non era in grado di stare in piedi usando delle stampelle, ma nel corso dello studio è riuscita a camminare con un girello, le stampelle e l'aiuto di un terapeuta. A 13 mesi dall'inizio del test è riuscita a muovere le gambe volontariamente.

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