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Lo studio

Dimagrire a mollo, un'ora di bagno caldo brucia 126 calorie

19 agosto 2016 | 18.41
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

Dimagrire stando a mollo nella vasca da bagno. Purché l'abluzione sia lunga (un'ora di immersione) e l'acqua molto calda (40 gradi centigradi). E' questa la singolare 'ricetta' che consentirebbe di bruciare 126 kcalorie - le stesse consumate con una camminata di 25-30 minuti - secondo un piccolo studio condotto su 10 pazienti da un gruppo di scienziati delle università inglesi di Loughborough e di Leicester, che stavano valutando tecniche alternative all'esercizio fisico per migliorare il controllo il diabete di tipo 2. Ebbene, stando alle osservazioni del team, un'ora di bagno caldo riuscirebbe a tenere a bada la glicemia più di un'ora di pedalata.

La premessa dei ricercatori, coordinati da Steve Faulker citato da vari media britannici, è che "un aumento dell'attività fisica andrebbe sempre incoraggiato e che lo sport è il miglior modo per conservare una buona salute".

Tuttavia, l'ipotesi degli studiosi è che "il bagno caldo favorisca il rilascio di proteine da shock termico, aiutando a ridurre i livelli glicemici attraverso l'aumento dell'assorbimento del glucosio controllato dall'insulina".

Durante l'esperimento, i 10 pazienti sono stati 'messi a mollo' a 40 gradi mentre indossavano un sistema per il monitoraggio della glicemia nelle 24 ore. In giorni diversi gli stessi hanno pedalato a un'intensità tale da produrre l'aumento di 1 grado della temperatura corporea, così da simulare quello che avveniva nelle sessioni di 'vasca'.

"Abbiamo visto che chi faceva un bagno caldo, in media, presentava un picco glicemico del 10% inferiore rispetto a chi pedalava. Un dato completamente inatteso", riferisce Faulker. Non è tutto. Crogiolarsi nella vasca d'acqua calda si traduceva anche in un aumento dell'80% del dispendio energetico, pari a 126 kcal all'ora: circa 100 in più che stando senza far nulla.

In conclusione, i ricercatori suggeriscono che il calore può velocizzare il consumo di energia e contribuire a ridurre l'impennata glicemica post-prandiale. L'auspicio è che la scoperta possa migliorare il controllo dei chili di troppo e dello zucchero nel sangue delle persone con diabete 2.

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