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Scoperta la 'polmonite da cornamusa', primo morto in Gb

23 agosto 2016 | 16.05
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Le immagini della cornamusa e dei risultati degli esami micologici (foto: UHSM da Thorax)
Le immagini della cornamusa e dei risultati degli esami micologici (foto: UHSM da Thorax)

Muore a 61 anni dopo un lungo calvario. Per i medici che l'hanno seguito, la sua storia clinica fatta di disturbi polmonari sempre più gravi è stata un rompicapo. Risolto troppo tardi e archiviato come il primo caso letale di 'polmonite da cornamusa'. L'uomo, secondo le ipotesi avanzate dai dottori, aveva sviluppato una reazione negativa a muffe e funghi in agguato nell'ambiente umido dello strumento che suonava quotidianamente per hobby.

La storia del 61enne morto a ottobre 2014, dopo 7 anni di malesseri, è descritta sulla rivista 'Thorax' da un team di specialisti dell'ospedale di Wythenshawe (University Hospital of South Manchester) ed è rimbalzata sulla stampa britannica per il monito che i camici bianchi, visto l'accaduto, rivolgono ora ai musicisti che suonano strumenti a fiato. Un appello a mantenere e rinnovare regolarmente la massima igiene per prevenire la crescita di lieviti e altri patogeni pericolosi.

Proprio l'inalazione cronica di queste muffe è stata fatale nel caso descritto dai medici. L'uomo per 7 anni aveva combattuto con una tosse secca e una perdita progressiva di fiato. Nel 2009 aveva ricevuto una diagnosi di polmonite da ipersensibilità (Hp), una malattia polmonare infiammatoria mediata da una risposta immunologica a un antigene per via inalatoria, che può progredire fino a diventare disabilitante o addirittura fatale. Le sue lunghe sofferenze avevano conosciuto una pausa solo nel 2011 quando il paziente aveva trascorso un periodo in Australia, durante il quale era migliorato a tal punto da riuscire a camminare per 10 chilometri sulla spiaggia senza fermarsi.

Per i medici è stato difficile inchiodare il nemico dei polmoni del 61enne. L'uomo non aveva mai fumato in vita sua, né aveva avuto contatti potenzialmente pericolosi con piccioni o altri volatili. Ma aveva una passione per la cornamusa dalla quale si era separato, appunto, solo durante il viaggio in Australia. Così gli esperti hanno concentrato le loro analisi proprio sullo strumento, identificando un nutrito numero di funghi (che però non sono stati isolati sul paziente post mortem).

L'ambiente umido della cornamusa ne aveva promosso la contaminazione da parte di lieviti e muffe, e l'inalazione cronica di antigeni dannosi da parte del paziente - morto ufficialmente per una riacutizzazione della malattia polmonare interstiziale - ha funzionato come potenziale innesco della patologia, spiegano gli specialisti. Gli agenti patogeni per via inalatoria scatenano un'infiammazione e questa condizione, se non controllata, provoca cicatrici progressive e irreversibili nei polmoni.

Al paziente 61enne è successo proprio questo. Ma quando i medici hanno scoperto la causa, le sue condizioni erano già gravi e l'uomo è morto qualche settimana dopo. Nel suo caso, spiega Jenny King, uno dei camici del team di Wythenshawe che ha trattato l'uomo, "il danno è stato fatale. Ma se si riesce a diagnosticare questi problemi in anticipo e a toglierne l'innesco, allora i pazienti possono essere trattati e la prognosi è veramente buona". Da qui l'appello all'igiene ai musicisti e l'invito a tenere sotto controllo eventuali sintomi come tosse secca e perdita di fiato.

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