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Anticorpo 'spazzino' contro Alzheimer, riduce le placche nel cervello

31 agosto 2016 | 20.10
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Anticorpi monoclonali 'spazzini' per ripulire il cervello dalle placche beta-amiloidi e contrastare il morbo di Alzheimer. Su 'Nature' di questa settimana arrivano i risultati di studi preclinici e di un trial clinico di fase Ib che - insieme - supportano ulteriori sviluppi di un anticorpo 'spazzino', per dar vita a una terapia in grado di incidere sulla malattia di Alzheimer. In particolare, il trattamento con anticorpi ha ridotto i depositi di beta-amiloide nel cervello dei pazienti con malattia di Alzheimer lieve. La ricerca è stata condotta da un gruppo di scienziati dell'Università di Zurigo, in collaborazione con l'azienda biotech Biogen e lo spin-off dell'ateneo elvetico Neurimmune.

"I risultati di questo studio clinico ci rendono ottimisti sul fatto di poter compiere un grande passo avanti nel trattamento dell'Alzheimer", commenta Roger M. Nitsch, docente dell'Institute for Regenerative Medicine dell'Uzh. "L'effetto dell'anticorpo - evidenzia lo scienziato - è davvero impressionante. E il risultato dipende dalla dose e dalla durata del trattamento". Dopo un anno di terapia praticamente non erano rilevabili placche beta-amiloidi nei pazienti che avevano assunto le dosi più alte di anticorpo.

L'accumulo di proteina beta-amiloide nel cervello è un segno distintivo di Alzheimer. Si ritiene che la tossicità correlata sia una causa primaria della disfunzione sinaptica e della neurodegenerazione alla base della progressione caratteristica della malattia 'mangia-ricordi'. Ma finora i tentativi di colpire la proteina beta-amiloide sono rimasti senza successo. Alfred Sandrock, vice presidente esecutivo e direttore medico di Biogen, e i suoi colleghi descrivono alcune tappe dello sviluppo di aducanumab, un anticorpo monoclonale umano che colpisce selettivamente la proteina beta-amiloide. In un modello di topo transgenico gli autori mostrano che aducanumab può entrare nel cervello e ridurre i depositi beta-amiloidi.

I ricercatori hanno anche condotto un trial in doppio cieco controllato con placebo di fase Ib randomizzato, per valutare la sicurezza e la tollerabilità di iniezioni mensili dell'anticorpo monoclonale nei pazienti con decadimento cognitivo lieve o demenza lieve a causa dell'Alzheimer e con depositi di beta-amiloide cerebrale. In tutto 165 pazienti hanno ricevuto infusioni mensili di un placebo o aducanumab per un anno. Dopo 54 settimane di trattamento, la beta-amiloide è risultata significativamente ridotta nel cervello dei pazienti che hanno ricevuto l'anticorpo, e dosi più elevate sono state associate con una maggiore riduzione.

Al confronto si è avuto poco cambiamento nel cervello di chi ha assunto il placebo. Dei 40 pazienti che hanno interrotto il trattamento, 20 lo hanno fatto a causa di effetti collaterali. Dosi più elevate di anticorpo e una maggiore riduzione di placca beta-amiloide sono stati anche associati con un più lento declino cognitivo. Tuttavia questo studio non è stato progettato per 'fotografare' l'impatto di aducanumab sul declino cognitivo, e gli effetti clinici dell'anticorpo devono essere confermati in studi più ampi.

"La conferma che un trattamento anti beta-amiloide rallenta il declino cognitivo potrebbe essere una rivoluzione per come noi conosciamo, trattiamo e preveniamo la malattia di Alzheimer", conclude Eric Reiman del Banner Alzheimer's Institute di Phoenix (Usa), commentando la ricerca in un articolo di accompagnamento.

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