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Colesterolo, più basso è meglio. Ma c'è chi teme un 'boom' di farmaci /Video

31 agosto 2016 | 15.21
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Il colesterolo 'cattivo' Ldl "più basso è, meglio è". Si basa sul principio della maggiore riduzione possibile del principale fattore di rischio cardiovascolare, ovvero l'ipercolesterolemia, la revisione dei limiti indicata dai cardiologi europei riuniti a Roma per il congresso Esc 2016, in chiusura oggi.

"Il trattamento delle malattie cardiovascolari - ha spiegato all'Adnkronos Salute Francesco Romeo, direttore della cardiologia del Policlinico Tor Vergata di Roma - si è dimostrato la principale ragione dell'aumento dell'aspettativa di vita ottenuta in questi anni. L'incidenza della malattia, però, non si è ridotta. E' fondamentale, quindi, agire sulla prevenzione dei principali fattori di rischio. E i più importanti, soprattutto per la malattia coronarica, sono i livelli di colesterolo, al secondo posto c'è il fumo, poi il diabete, l'ipertensione e l'obesità".

Per quanto riguarda l'ipercolesterolemia, al congresso Esc "sono state emanate linee guida - continua Romeo - che tendono a stabilire il principio che 'più basso è meglio è'. Ed è stato identificato un range, da 70 a 100 milligrammi per decilitro, che indica i livelli di colesterolo Ldl ottimale per tutti. Nei pazienti ad alto rischio, in particolare, è necessario rimanere verso i limiti inferiori, 70 o anche meno. In passato si era molto più 'liberali' e veniva ritenuto accettabile anche un valore di 130 nelle persone a medio rischio. Un limite davvero inaccettabile alla luce delle attuali conoscenze". E a chi sostiene il pericolo di una eccessiva medicalizzazione, il cardiologo ribatte: "Abbassare i limiti aiuterà a ridurre l'incidenza della malattia coronarica, quella che, in ambito cardiovascolare, continua a mietere più vittime. Si tratta quindi uno strumento di prevenzione importante".

Per abbassare i livelli di Ldl "fino ad ora - spiega Romeo - avevamo a disposizione, come farmaci, le statine, che sono state una pietra miliare nel trattamento delle dislipidemie e di conseguenza nella prevenzione sia primaria che secondaria cardiovascolare. Oggi, per i pazienti che non raggiungono il target, abbiamo a disposizione nuovi medicinali, gli anticorpi monoclonali anti PcsK9, una proteina che interferisce nel metabolismo dei recettori Ldl, rendendoli meno disponibili quindi meno abilitati a ridurre i livelli di colesterolo Ldl".

Inibendo la proteina PcsK9, continua Romeo, "normalizziamo i valori del colesterolo. E l'aggiunta di questi anticorpi alla terapia tradizionale con statine riesce a raggiungere il target in tutti i pazienti. Al momento, però, queste terapie piuttosto costose vengono erogate, per problemi economici, solo a pazienti che hanno l'ipercolesterolemia familiare, una forma molto grave che si correla con lo sviluppo molto precoce di malattia coronarica, una condizione che è responsabile di tutti gli incidenti coronarici", conclude Romeo ricordando anche il ruolo del colesterolo 'buono': "L'Hdl ha sicuramente un effetto protettivo. E i suoi livelli possono essere aumentati, attraverso corretti stili di vita, incrementando l'attività fisica. E in questo caso è l'unico modo, perché i farmaci che nel tempo sono stati usati per aumentarlo sono stati poi messi di parte per i loro effetti collaterali".

Ma abbassare i valori ideali di riferimento per il colesterolo Ldl "potrebbe dar luogo a una forma di medicalizzazione ingiustificata: il colesterolo è un fattore di rischio fra i più importanti, ma non il più importante - dice all'Adnkronos Salute Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano - Ce ne sono di altri, come la sedentarietà, o la familiarità per problemi cardiaci. Dare queste regole di carattere generale secondo me non ha una giustificazione adeguata, perché bisognerebbe guardare molto di più all'insieme degli elementi di pericolo, come d'altra parte recentemente ribadito anche dalla Società scientifica americana".

Se per abbassare i livelli eccessivi di colesterolo la prima regola è vivere in modo sano, la seconda strada è quella di agire attraverso i farmaci. E se si abbassa 'l'asticella' dei valori di chi deve ricorrere a queste terapie, si rischia "non solo l'eccessiva medicalizzazione - avverte il farmacologo - ma anche un lievitare ingiustificato della spesa sanitaria, che aggraverà il bilancio del Servizio sanitario nazionale senza una reale necessità". Garattini ricorda in ogni caso che "le statine devono ancora essere i farmaci di elezione, mentre i nuovi prodotti biologici, come gli anticorpi monoclonali giunti da poco in commercio, devono essere utilizzati solo nei casi di ipercolesterolemia familiare, che non rispondono alle terapie con le statine".

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