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Quanti figli avrai e quando? E' scritto in 12 aree del Dna

31 ottobre 2016 | 18.09
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(Fotogramma)
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L'età in cui si genera il primo figlio e il numero complessivo di bebè che si mettono al mondo sono elementi scritti, almeno in parte, nel Dna: in particolare in 12 aree, e più precisamente in 24 geni, che possono condizionare il comportamento riproduttivo di una persona. Delle donne, come degli uomini. Sembra suggerire un nuovo fattore da considerare per una campagna completa in vista del prossimo Fertility Day un maxi studio pubblicato su 'Nature Genetics', frutto di una collaborazione fra scienziati delle università di Oxford (Gb), Groningen (Paesi Bassi) e Uppsala (Svezia). Un lavoro al quale hanno contribuito come co-autori oltre 250 fra sociologi, biologi e genetisti da istituzioni di tutto il mondo.

Non solo consapevolezza e responsabilità procreativa, dunque, né unicamente scelte personali o contesto sociale, politico e culturale. Oltre al libero arbitrio, alla fortuna in amore e a un ambiente più o meno favorevole, sulla decisione di 'metter su famiglia' o no, e di quanto lasciarsi prendere la mano nell'assecondare il proprio desiderio di genitorialità, pesa anche la genetica. I ricercatori sono giunti per la prima volta a questa conclusione dopo aver analizzato 62 dataset contenenti informazioni relative a 238.064 uomini e donne per quanto riguarda l'età al primo figlio, e a quasi 330 mila maschi e femmine per quanto concerne il numero di bambini dati alla luce. Il team ha così trovato "una robusta correlazione fra 12 specifiche aree del Dna e i comportamenti riproduttivi umani".

Le varianti genetiche identificate, spiegano, sono associate anche ad altre caratteristiche che riflettono lo sviluppo riproduttivo o sessuale. Per esempio l'età della prima mestruazione e della menopausa nelle donne, o del cambiamento di voce nei giovani maschi. E benché le varianti individuate nelle 12 aree del Dna possano predire meno dell'1% del comportamento riproduttivo - una quota che potrebbe apparire "estremamente bassa", ammettono gli autori - i calcoli indicano che, nel caso in cui più varianti risultino combinate, è possibile prevedere su base genetica quante probabilità ha una donna di non diventare mai madre.

"Per la prima volta sappiamo dove trovare le aree del Dna collegate al comportamento riproduttivo - afferma Melinda Mills del Dipartimento di sociologia e Nuffield College dell'università di Oxford, coordinatrice dello studio - Per esempio, abbiamo scoperto che le donne portatrici di varianti che portano a postporre la maternità hanno anche un profilo genetico associato a menarca e menopausa tardivi. Un giorno i medici potranno utilizzare queste informazioni per rispondere a una domanda chiave: quanto tempo si può aspettare 'per Dna'?". Secondo l'esperta, però, "è importante collocare i risultati nella giusta prospettiva, perché avere dei figli continua a dipendere in modo più forte da fattori ambientali e sociali. Rispetto alla genetica - tiene a puntualizzare - questi giocano sempre un ruolo più importante sulla decisione di avere dei bambini e, se sì, quando".

"I nostri geni non determinano il nostro comportamento - commenta il primo autore Nicola Barban, dello stesso Dipartimento dell'ateneo britannico - ma per la prima volta abbiamo individuato delle zone del Dna che lo influenzano. E' un'altra piccola tessera che ci aiuta a comporre un puzzle enorme".

Oltre alle 12 aree associate al farsi o meno una famiglia e a quanto grande costruirla, la ricerca ha messo in evidenza 24 geni probabilmente responsabili dell'effetto delle varianti genetiche identificate sul comportamento riproduttivo. Secondo Harold Snieder dell'università di Groningen, e Marcel den Hoed dell'università di Uppsala, fra i co-autori del lavoro, "una comprensione maggiore della funzione di questi geni potrà contribuire al trattamento dell'infertilità".

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