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Giochi in scatola dopo l'ictus, progetto a Pavia

11 novembre 2017 | 18.21
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Pazienti, medici e infermieri della Neuroriabilitazione giocano all'Irccs Pavia Boezio (foto Maugeri)
Pazienti, medici e infermieri della Neuroriabilitazione giocano all'Irccs Pavia Boezio (foto Maugeri)

La medicina riabilitativa non è un gioco, ma giocare può aiutarla. Ne è convinto Federico Marra, 27 anni, leccese, fresco di laurea in Psicologia all'università di Milano-Bicocca, tirocinio post-laurea presso il Servizio di Psicologia dell'Irccs Pavia Boezio della Maugeri. Qui Federico ha frequentato l'Unità specialistica di Riabilitazione neuromotoria, affiancando la psicologa Cinzia Sguazzin nel suo lavoro insieme ai pazienti con patologie neurologiche acquisite - per esempio in seguito a un ictus - o degenerative. Amante dei giochi in scatola e di ruolo, membro dell'associazione Aerel che nella città lombarda riunisce tanti 'fan' della materia, il giovane ha pensato di mettere al servizio dei malati la sua passione. Condivisa con il primario di Neuroriabilitazione del Boezio, Alberto Zaliani.

Dall'idea all'azione: i degenti del reparto sono stati coinvolti in una sessione ludica battezzata 'La salute vien giocando'. "Li facciamo giocare a Dobble - racconta lo psicologo - dove l'abilità sta nell'associare uno stimolo visivo presente sulla propria tessera con uno dei simboli presenti nella tessera posta al centro del tavolo". E poi a Chromino, una sorta di domino con tessere multicolor, dove "entra in gioco la risposta visiva: si tratta di riconoscere e denominare il colore in un dedalo di pezzi".

Ancora, i pazienti si cimentano con Quoridor: "Una specie di partita a dama ma a una sola pedina, con cui arrivare dall'altra parte della plancia di gioco evitando le barriere che l'avversario potrà schierare". Infine Bellz, un gioco di abilità che allena le braccia, "ideale per chi abbia sofferto di lesioni che hanno interessato una parte del corpo e ne stia cercando di riacquistare l'uso: bisogna pescare con una calamita alcune campanelle al centro del tavolo da gioco, e poi con il proprio bersaglio sollevare le altre".

"Nell'esperienza ludica - spiega Marra - si stimolano cognitivamente i pazienti nella ricerca visiva, nel sostegno all'attenzione, nella pianificazione delle mosse, nell'inibizione delle risposte" dell''avversario'. "Il gioco può essere un'integrazione, meno stressante per il paziente, perché unita alla piacevolezza dell'esperienza ludica", aggiunge lo psicologo che non si ferma: con i volontari di Aerel, porterà in via Boezio dei giochi pensati proprio per chi soffre di alcuni specifici deficit cognitivi.

Il giovane è interessato anche all'impatto delle attività ludiche in neuroriabilitazione. Sta per cominciare la specializzazione in Psicoterapia cognitivo-comportamentale all'Istituto Santa Chiara di Merine (Lecce), "ma vorrei studiare accuratamente queste attività - dice - perché in psicologia i lavori noti sono più che altro incentrati sui giochi elettronici o su quelli legati alla realtà virtuale, mentre in letteratura sono ancora pochi i lavori dedicati ad attività ludiche come queste".

"L'Istituto è sempre attento ai bisogni dei pazienti - commenta Zaliani - e siamo lieti di poterci aprire a iniziative come questa, coinvolgendo un professionista che abbiamo conosciuto da vicino, coniugando risvolti sociali e di ricerca".

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