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Gimbe, endometriosi rebus diagnostico che pesa su donne e casse Ssn

18 dicembre 2017 | 15.19
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Ritardo nella diagnosi, informazioni terapeutiche non sempre adeguate e assistenza frammentata per chi soffre di endometriosi, una malattia spesso invalidante che interessa in Italia circa 3 milioni di donne e genera rilevanti costi sanitari e sociali. Questo il quadro tracciato dalla Fondazione Gimbe, che pubblica la sintesi italiana delle linee guida del britannico National Institute for Health and Care Excellence per "guidare la pratica clinica, riorganizzare i percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali e informare correttamente le donne".

In assenza di percorsi multidisciplinari standardizzati in grado di integrare cure primarie e assistenza specialistica, evidenzia la Fondazione, "l'attuale variabilità degli approcci diagnostico-terapeutici non garantisce risultati ottimali e genera sprechi da sovra e sotto-utilizzo di test diagnostici e trattamenti. Recentemente, i nuovi Lea hanno inserito l'endometriosi - ricordano gli esperti - nell'elenco delle patologie croniche e invalidanti: questo garantisce alle donne con gli stadi più avanzati di malattia l'esenzione per alcune prestazioni diagnostiche , mentre le terapie efficaci per ridurre la sintomatologia dolorosa rimangono a carico delle pazienti". E, di queste, circa il 10% è in età fertile.

"Troppe donne - afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - rimangono ancora senza diagnosi per molti anni, con peggioramento della qualità di vita, progressione della malattia e peregrinazioni tra consulti specialistici e indagini diagnostiche non sempre appropriate. Ecco perché la prima grande sfida è diagnosticare una malattia spesso non 'sospettata', identificando precocemente segni e sintomi sin dai primi consulti, in particolare nelle adolescenti".

Le linee guida del Nice (www.evidence.it/endometriosi), spiega Gimbe, forniscono raccomandazioni cliniche sia per la diagnosi, sia per il trattamento dell'endometriosi: dai segni e sintomi che generano il sospetto di malattia ai criteri di appropriatezza dei test diagnostici (ecografia, risonanza magnetica, laparoscopia), dalle consulenze specialistiche ai trattamenti (analgesici, terapia ormonale, chirurgia).

Definiscono anche precisi requisiti tecnologici e professionali per l'erogazione dei percorsi diagnostico-terapeutici, sottolineando "la necessità di offrire cure integrate e coordinate sotto il segno dell'approccio multiprofessionale e multidisciplinare: dal medico di medicina generale ai consultori, dai servizi di ginecologia sino ai centri specializzati per l'endometriosi, in Italia purtroppo ancora un lontano miraggio".

"L'approccio diagnostico-terapeutico dell'endometriosi - prosegue Cartabellotta - presenta ampi margini di miglioramento: in particolare, riconoscere la presentazione clinica ai fini di una diagnosi precoce, informare adeguatamente le donne sulle possibili opzioni terapeutiche e costruire una rete integrata di servizi rappresentano obiettivi irrinunciabili per migliorare gli esiti clinici e il benessere delle pazienti, oltre che per ridurre i costi diretti e indiretti della malattia". Per le donne è infatti "fondamentale conoscere l'impatto clinico, sessuale, psicologico e sociale della malattia, per effettuare scelte terapeutiche informate. Di conseguenza, la seconda grande sfida per i medici è quella di fornire informazioni personalizzate sulla base di aspettative e preferenze individuali e flessibili al tempo stesso", conclude.

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