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"Quelle mummie non sono fratelli", il responso del Dna

17 gennaio 2018 | 16.45
LETTURA: 4 minuti

'I due fratelli' (foto Manchester Museum, University of Manchester) - MANCHESTER MUSEUM
'I due fratelli' (foto Manchester Museum, University of Manchester) - MANCHESTER MUSEUM

Sono praticamente dei vip in Gran Bretagna, dove tutti li conoscono come 'I due fratelli'. Si tratta delle più antiche mummie custodite nel museo di Manchester, tra i resti umani più noti della sua collezione di Egittologia. Khnum-nakht e Nakht-ankh erano due uomini d'élite ai loro tempi - intorno al 1800 a.C. - e a indicarne il legame di sangue sono iscrizioni geroglifiche rinvenute sulle loro bare che li indicavano entrambi come figli di un anonimo governatore locale. Il nome della madre era lo stesso: Khnum-aa.

Ma i due fratelli diventano ora protagonisti di un 'archeo-gossip' che si sarebbe consumato sulle sponde del Nilo. Un possibile 'scandalo di famiglia' rimasto segreto per millenni, fino ai giorni nostri, e venuto a galla grazie al Dna. Non fratelli ma fratellastri, è il verdetto genetico. Nati dalla stessa donna, ma con padri diversi.

La rivelazione riscrive un pezzo di storia e risolve un mistero che ha arrovellato gli archeologi per decenni. Fin dalla scoperta dei resti nel 1907 - il sito di sepoltura della coppia è stato rinvenuto a Deir Rifeh, villaggio a 250 miglia a sud del Cairo, negli scavi diretti da due noti archeologi, Flinders Petrie e Ernest Mackay - alcuni esperti hanno espresso dubbi sulla consanguineità delle due mummie. Così nel 2015, per tentare di fare chiarezza, è stato estratto dai loro denti il 'Dna antico'. A mettere la parola fine al dibattito sulla parentela dei due sacerdoti sono stati scienziati dell'università di Manchester che hanno utilizzato una tecnica di sequenziamento del Dna di nuova generazione. Il loro studio è pubblicato sul 'Journal of Archaeological Science'.

Quando il contenuto completo della tomba fu spedito a Manchester nel 1908, la squadra guidata dalla prima egittologa professionista del Regno Unito, Margaret Murray, analizzò i resti e concluse che le morfologie scheletriche erano abbastanza diverse e suggerivano un'assenza di relazione familiare. Ma sulla base delle 'prove scritte' si ipotizzò che forse uno dei due fratelli fosse stato adottato. Ora la verità, accertata dalla prima analisi condotta su mummie egiziane tipizzando sia il Dna mitocondriale che viene dalla madre che quello del cromosoma Y che viene dal padre.

L'esame ha mostrato che sia Nakht-Ankh che Khnum-Nakht appartenevano all'aplotipo mitocondriale M1a1, dato che suggerisce una relazione materna. Mentre le sequenze del cromosoma Y, pur meno complete, mostravano variazioni tra le mummie, indicando che i due avevano padri diversi, e quindi erano molto probabilmente dei fratellastri. "E' stato un viaggio lungo ed estenuante - racconta Konstantina Drosou della School of Earth and Environmental Sciences dell'ateneo di Manchester, che ha condotto il sequenziamento del Dna - ma siamo finalmente arrivati qui. Sono grata di aver potuto aggiungere un pezzo piccolo, ma molto importante al grande puzzle della storia e sono certa che i due fratelli sarebbero molto orgogliosi di noi. Questi momenti sono quelli che ci fanno credere nel Dna antico".

Le ricostruzioni che prendono le mosse da questo dato scientifico, ammette Campbell Price del Manchester Museum, "saranno sempre speculative in una certa misura". In altre parole, non è ancora chiaro se uno dei fratelli sia stato adottato, se la madre avesse una relazione segreta e se il vero lignaggio di uno dei ragazzi sia mai stato pubblicamente riconosciuto. "Ma essere stati in grado di collegare questi due uomini è un primo eccitante passo", aggiunge. L'indagine dei detective in camice continua sulla pista tracciata da un indizio scritto nei geni e risultato determinante come in ogni 'cold case' che si rispetti.

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