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Lo studio

Sclerosi multipla, nuova speranza da ricerca italiana

20 febbraio 2018 | 17.30
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Dalla ricerca italiana una scoperta che promette di aiutare la lotta alla sclerosi multipla. Un gruppo di scienziati coordinati da Maria Pia Abbracchio dell'università Statale di Milano - farmacologa in corsa per il ruolo di prossimo rettore dell'ateneo guidato oggi da Gianluca Vago - ha scoperto che nel cervello adulto abita una popolazione di cellule riparatrici potenzialmente in grado di 'aggiustare' la mielina danneggiata dalla malattia. Si chiamano precursori oligodendrocitari, in presenza di un danno neurodegenerativo possono contribuire a contrastarlo, ma non riescono ad agire se il tessuto circostante è troppo infiammato.

Averlo capito - spiegano i firmatari dello studio pubblicato su 'Glia', finanziato dall'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) con la sua Fondazione Fism e dalla Fondazione Cariplo - apre la strada a future terapie combinate che abbinino sostanze antinfiammatorie a molecole capaci di schiacciare un 'interruttore' chiamato GPR17, che 'accende' le cellule progenitrici indirizzandole a diventare oligodendrociti maturi mielinizzanti. Nei pazienti con sclerosi multipla, infatti, il problema nasce da lesioni nella guaina mielinica che avvolge le 'braccia' dei neuroni e consente la propagazione degli impulsi nervosi da una cellula all'altra.

Negli ultimi vent'anni - ricordano dall'ateneo di via Festa del Perdono - sono stati sviluppati diversi farmaci immunomodulanti e antinfiammatori che tengono sotto controllo i sintomi della sclerosi multipla, ma ancora nessuno cura le lesioni mieliniche. La speranza è che "la combinazione di questi farmaci con molecole pro-mielinizzanti selettive per GPR17, attualmente già in sviluppo nel laboratorio di Abbracchio grazie a una partnership e a un brevetto internazionale congiunto Statale-Fism, permetterà di combattere in maniera più efficace non solo la sclerosi multipla, ma anche altre sindromi neurodegenerative dove le disfunzioni della mielina giocano un ruolo fondamentale".

"Nostri studi precedenti - spiegano Giusy Coppolino e Davide Marangon, co-primi autori della ricerca, che vede come co-ultimo autore Davide Lecca titolare di un finanziamento Cariplo Ricerca biomedica per giovani cervelli - avevano dimostrato che una sottopopolazione di progenitori oligodendrocitari porta sulla superficie della membrana un recettore, GPR17, capace di promuovere la loro maturazione a cellule produttrici di mielina, permettendo appunto la ricostruzione della guaina in malattie neurodegenerative caratterizzate da sue disfunzioni e demielinizzazione. Per esempio la sclerosi multipla, ma non solo".

Ora nel nuovo lavoro - condotto in collaborazione con il Centro cardiologico Monzino e l'Irccs San Raffaele di Milano, e con l'università di Ulm in Germania - si dimostra "per la prima volta in maniera inequivocabile" che "i progenitori esprimenti GPR17 possono generare in vivo cellule mature mielinizzanti, e che questa loro capacità dipende dalla 'permissività' dell'ambiente circostante: se nel tessuto cerebrale sono presenti molecole proinfiammatorie in grande quantità, allora il processo di maturazione di queste cellule è completamente inibito".

Per provarlo gli autori hanno usato due diversi modelli animali di sclerosi multipla: uno in cui la demielinizzazione è associata a una forte infiammazione, l'altro in cui l'infiammazione è molto minore. In entrambi i casi il danno è stato indotto in una linea di roditore sviluppata nel laboratorio di Abbracchio, in cui le cellule progenitrici esprimenti GPR17 sono fluorescenti e possono essere seguite nella loro evoluzione all'interno del sistema nervoso centrale. Gli scienziati hanno così osservato che in tutti e due i modelli i progenitori fluorescenti venivano reclutati nel sito della lesione, ma solo in quello con un'infiammazione minore o assente riuscivano a maturare, diventando cellule mielinizzanti in grado di riparare il danno. Da qui la strategia futura: ridurre l'infiammazione e al contempo aiutare le cellule riparatrici 'in erba' a diventare grandi, capaci di fare il loro lavoro e cioè di aggiustare la guaina malata.

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