(Adnkronos Salute) - Il mese scorso, racconta Belleri ai consiglieri regionali presenti in Commissione Sanità, "è stato difficile. Ho avuto l'azienda occupata da pazienti che pretendevano le infusioni entro il 28 febbraio. Per 3-4 giorni li avevo sempre fuori dall'ufficio. Subiamo una forte pressione da parte dei familiari e, con i magistrati che ordinano i trattamenti, siamo in difficoltà. Siamo sottoposti alle violenze verbali di alcuni pazienti e familiari ma lo stop di marzo non è dipeso dell'azienda. E ora temiamo che anche aprile sarà difficile per noi. Gli scenari sono tre: che la biologa sia assente, che torni con i requisiti in regola, o che a decidere siano i magistrati".
Per questo "auspichiamo un intervento delle istituzioni che ci aiuti". I ricorsi, intanto, "sono rallentati, da fine febbraio a oggi se ne sono aggiunti meno di una decina. E anche la magistratura, fatti salvi alcuni tribunali che ormai sono per autorizzare la terapia, è in questo momento più orientata verso la scelta di dire no al trattamento Stamina", sottolinea Belleri. L'ospedale, però, aggiunge, resta sempre in balia "di decisioni che assumono altri e che noi di fatto finiamo per subire". L'azienda, incalza Belleri, "si sente sotto attacco. A gennaio" sulla stampa "è stato messo in discussione l'operato dei clinici, con nomi e cognomi".
I medici di 'Internal Audit Stamina', "chiamati in causa, hanno deciso di dimettersi dal gruppo di lavoro che era stato costituito ad hoc. Poi avrebbero valutato se proseguire con i trattamenti, ma di fatto non si sono espressi su questo. Sono seguite valutazioni legali. Noi avevamo già deciso di notificare le decisioni dei giudici ai medici per correttezza. E abbiamo anche scelto di non emettere un ordine di servizio, non sarebbe servito", assicura Belleri. (segue)
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