(Adnkronos Salute) - Lo studio, effettuato dall'Ufficio regionale europeo dell'Oms e dall'Università di Anversa ha raccolto e analizzato i dati di sei Stati del sud-est europeo e di sette Paesi della zona asiatica. Una 'mappatura' che completa idealmente il lavoro svolto nei 29 Paesi europei (28 Stati membri dell'Ue più la Norvegia) che partecipano alla sorveglianza europea del consumo di antimicrobici dell'Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie).
Ebbene, rispetto ai Paesi dell'Ue, alcuni degli Stati del gruppo 'a 12' mostrano record di consumi e altri invece usi molto bassi (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia e Bosnia-Erzegovina). Un elemento che, riflettono gli esperti, può spiegarsi come un sottoutilizzo a causa di un accesso limitato ai farmaci per parti significative della popolazione. Le penicilline sono il tipo di antibiotico più utilizzato da tutti i partecipanti allo studio, con un elevato uso di penicilline ad ampio spettro (amoxicillina e ampicillina), in particolare nei nuovi stati indipendenti. Nell'Europa sud-orientale sono elevati anche i consumi di cefalosporine di prima generazione, equiparabili ai dati dei Paesi settentrionali dell'Ue. E se la 'mappa' mostra picchi di consumi, alcuni stati già si stanno muovendo per correre ai ripari. Ad esempio, "il governo turco ha preso provvedimenti per ridurre l'alto consumo di questi farmaci attraverso un piano d'azione per il 2013-2017".
