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Anticorpo 'bifronte' accende difese naturali contro leucemia acuta

13 giugno 2014 | 14.02
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Anticorpo 'bifronte' accende difese naturali contro leucemia acuta

(Adnkronos Salute) - Un farmaco 'bifronte' che con un braccio cattura le cellule malate del sangue e con l'altro aggancia i soldati del sistema immunitario, che in questo modo possono sferrare il loro attacco contro il tumore. Funziona così blinatumomab, anticorpo bispecifico che in uno studio presentato al 19esimo meeting dell'Associazione europea di ematologia (Eha), in corso a Milano, si è dimostrato in grado di 'congelare' la leucemia linfoblastica acuta in quasi la metà dei pazienti trattati. Il dati, ottenuti su 189 malati fra cui anche bambini, sono in fase di pubblicazione sul 'New England Journal of Medicine'.

L'anticorpo monoclonale blinatumomab, sviluppato dalla società biotech tedesca Micromet acquisita dal gruppo americano Amgen nel 2012, ha ricevuto dall'agenzia del farmaco Ema la designazione di medicinale orfano per il trattamento della leucemia linfoblastica acuta, del linfoma mantellare, della leucemia linfatica cronica e del linfoma indolente delle cellule B. La molecola è stata disegnata per legarsi con una 'faccia' a un antigene presente sulla superficie delle cellule malate (CD19), e con l'altra faccia ai linfociti T del sistema immunitario del paziente. In altre parole, il farmaco accende le naturali difese dell'organismo contro la malattia: facendo da 'trait d'union' fra cellule malate e cellule T, è come se portasse la cellula bersaglio 'a tiro' del linfocita-soldato che così la può uccidere.

La leucemia linfoblastica acuta è un forma rara di tumore del sangue che viene trattata in genere con cicli intensivi di chemioterapia, ha ricordato Nicola Gökbuget dell'ospedale universitario di Francoforte (Germania), che ha presentato alcuni abstract sul farmaco al congresso dell'Eha. Se la malattia è resistente al trattamento iniziale, oppure sviluppa recidive, le probabilità di sopravvivenza sono molto basse. Spesso, poi, le cellule leucemiche diventano resistenti alla chemio.

In 189 di questi malati con prognosi sfavorevole, il trattamento con blinatumomab (infusione per 4 settimane, 2 settimane di stop e altre 4 settimane di terapia) ha centrato l'obiettivo della remissione completa (nessuna cellula leucemica rilevabile al microscopio) nel 43% dei pazienti, e nel 45% di quelli precedentemente sottoposti a trapianto di midollo. Gli effetti collaterali più frequenti sono stati febbre, mal di testa e bassa conta di cellule bianche associata a febbre. Per Gökbuget, i dati dimostrano che blinatumomab è un singolo agente terapeutico efficace in questa tipologia di pazienti, che comprende anche malati resistenti a trattamenti precedenti.

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