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Kit di protezione anti-Ebola, boom di ordini negli Usa e corsa all'acquisto anche in Italia

22 ottobre 2014 | 13.23
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Kit di protezione anti-Ebola, boom di ordini negli Usa e corsa all'acquisto anche in Italia

(Adnkronos Salute) - Una valanga di ordini, assunzioni di personale e macchine che lavorano instancabilmente per produrre i dispositivi di protezione individuale (guanti, tute, stivali e mascherine) raccomandati dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) come scudo anti-Ebola. E' quello che sta accadendo alle aziende americane - riporta il 'New York Times' - che stanno vivendo un vero 'boom' di richieste per questo tipo di dispositivi. "Gli ordini sono aumentati del 30% rispetto alla media del periodo. Ma non siamo ancora alla nostra massima capacità produttiva - afferma Judson Boothe, direttore di produzione di Halyard Health divisione della Kimberly-Clark - Ci stiamo avvicinando ai numeri realizzati durante l'epidemia di Sars".

Il colosso della chimica DuPont, che produce le tute 'Tychem' o 'Tyvek', ha affermato al quotidiano Usa di aver triplicato la produzione per questi dispositivi usati dagli operatori sanitari che assistono i casi di Ebola. Anche Medline, azienda che fabbrica e distribuisce materiale sanitario, si è buttata su questo filone viste le richieste dei clienti. "La domanda è cresciuta di 10 volte rispetto al meso scorso - spiega Kathryn Cummings, portavoce di Medline - Riceviamo dalle 30 alle 40 chiamate al giorno per avere informazioni sui nostri dispositivi di protezione".

Queste aziende specializzate hanno come clienti gli ospedali e non vendono direttamente ai consumatori: "Ma - spiega Dante Tisci, presidente della divisione manufatti di Medline - siamo assolutamente aperti a questo mercato se dovessero arrivare richieste".

Ma anche per gli ospedali italiani è corsa all'acquisto dei dispositivi di protezione individuale. "Negli ultimi 15 giorni nei reparti di malattie infettive degli ospedali italiani c'è stata un'accelerazione nell'acquisto delle protezioni da usare nel caso arrivi un paziente con Ebola. Purtroppo non ci sono indicazioni generali su quali prodotti acquistare e si cerca di testarli per capire se funzionano e hanno una facilità nell'utilizzo". A spiegarlo all'Adnkronos Salute è Matteo Bassetti, direttore del reparto malattie infettive dell’ospedale di Udine.

"Le notizie dei contagi in Usa e in Spagna hanno aumentato il livello di guardia - aggiunge Bassetti - in molte Regioni gli ospedali hanno chiamato i rappresentanti delle aziende che commercializzano questi prodotti per capire cosa avevano a disposizione. Nel nostro reparto abbiamo testato diversi prodotti per scegliere quelli migliori per il nostro lavoro".

"Molte tute - afferma - sono pesanti e creano problemi di mobilità a chi le indossa, dentro si suda molto e questo non va bene. Per questo li proviamo per avere all'occorrenza il presidio migliore a disposizione del medico o dell'infermiere che dovrà gestire un caso di Ebola".

"La Regione Friuli Venezia-Giulia - sottolinea Bassetti - già ad aprile 2014, agli albori dell'epidemia di Ebola in Africa, ha stilato un documento per la gestione dei casi sospetti. Mi risulta sia stata la prima Regione. Come dipartimento noi eravamo già pronti, l'epidemia di Sars in passato è stata un banco di prova. E' chiaro che l'accelerazione dell'epidemia di Ebola in Africa occidentale ha cambiato le carte, ma soprattutto quello che sapevamo sul contagio ad aprile 2014 è ben diverso da ciò che si è scoperto nell'ultimo periodo. Anche le raccomandazioni sanitarie - osserva l'infettivologo - si sono modificate con l'acquisizione di maggiori informazioni sulla capacità di contagio del virus".

Secondo Bassetti, gli ospedali italiani e i loro reparti di malattie infettive sono molto attrezzati "in Friuli, ma anche in Veneto, Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna - spiega - Regioni dove sono in contatto con diversi colleghi, le strutture sono preparati e si può essere ragionevolemente tranquilli".

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