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8 marzo: Lorenzin, sogno ospedale della donna, assistenza e cure 'di genere'

06 marzo 2015 | 15.06
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Intervista al ministro della Salute (Video). La festa delle donne "non è una giornata retorica, ma un giorno di cui c'è ancora bisogno, che ci permette di focalizzarci sullo stato della condizione femminile in Italia e nel mondo"

8 marzo: Lorenzin, sogno ospedale della donna, assistenza e cure 'di genere'

Un ospedale a misura delle esigenze delle donna: capace di coprire a 360 gradi l'assistenza 'al femminile', dalla bambina all'anziana. "Ho sempre avuto il sogno dell'ospedale della donna in ogni territorio, non tanto un luogo fisico quanto una rete che dia la possibilità alle donne di qualsiasi fascia d'età di avere il massimo delle cure e dell'eccellenza: dalla prevenzione oncologica a tutto il percorso nascita, ai problemi dell'anziana come l'osteoporosi". Ad affermarlo all'Adnkronos Salute è il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in un'intervista in occasione della Giornata internazionale della donna l'8 marzo.

"Oggi gli ospedali italiani più avanzati - aggiunge il ministro - si stanno organizzando con dei poli al femminile, credo che questo passo debba essere non solo il presente, ma il futuro della medicina. Ignorare infatti questa differenza di genere non è scientifico".

L'8 marzo "non è una giornata retorica, ma un giorno di cui c'è ancora bisogno, che ci permette di focalizzarci sullo stato della condizione femminile in Italia e nel mondo. Dobbiamo accendere un faro sulla situazione delle donne che vivono nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo e nel mondo che ci circonda, dove abbiamo donne assassinate, bambine andate in spose o eliminate alla nascita perché vengono abortite quando si scopre che il feto è femmina", sottolinea la Lorenzin.

"Ci sono ancora milioni di persone a cui vengono negati i diritti umani, civili, l'istruzione e l'educazione. Questo accade al 53% della popolazione mondiale, le donne - ribadisce il ministro - Ecco che in occidente non possiamo spegnere i riflettori su tutte queste situazioni".

Secondo il ministro, il Italia le donne sono riuscite a migliorare la loro condizione di anno in anno. "Oggi le donne sono pariteticamente rappresentate nel Governo e dentro le aziende più importanti. Ma al di là di questi aspetti - continua - c'è molto da fare dal basso: ad esempio la conciliazione degli impegni di lavoro con le esigenze della famiglia. Parliamo sempre di denatalità, ma le donne sono spesso sole nell'affrontare una gravidanza e poi nel prendersi cura dei propri cari. E infine - conclude Lorenzin - alcune carriere sono ancora molto maschili".

L'8 marzo per il mondo della sanità "ha due aspetti, la prevenzione della salute delle donne con la medicina di genere e la questione della loro presenza in ruoli dirigenziali. Su questo secondo punto da parte mia c'è grande sensibilità, ma quello che lamento è che nelle Regioni ci sono troppo poche donne direttori generali, che fanno la carriera di manager sanitari. Invece, da queste donne possono arrivare messaggi molto forti di onestà e un nuovo approccio alla gestione sanitaria".

"Abbiamo dato un segnale dirompente con il nuovo Consiglio superiore di sanità (Css), l'organo scientifico di consultazione più importante d'Italia - spiega il ministro - ora composto da metà uomini e metà donne. A capo c'è una donna e tutti gli incarichi apicali sono divisi al 50%: non è stato fatto per motivi di genere, ma perché ci sono donne bravissime che possono ricoprire questi ruoli. Dall'altro lato - chiosa - c'è la questione delle operatrici donne nella sanità, sono la maggior parte e hanno un ruolo importantissimo ma sono ancora troppo poche a capo di grandi ospedali, come direttori sanitari o primari. C'è un soffitto di cristallo da sfondare", ricorda.

Infine, il ministro ricorda come la medicina di genere sia ormai un valore riconosciuto dall'Oms: "I bisogni di salute della donna vanno gestiti, curati e trattati in maniera specifica - avverte - ad esempio con farmaci appositamente sperimentati per le donne. Poi c'è il tema della prevenzione, con gli screening oncologici si possono salvare tante vite. E se la donna è informata, può portare un messaggio positivo sugli stili di vita e sulla prevenzione anche all'interno della famiglia e al partner".

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