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Sanità: in Italia 30-40% ospedali e Asl a 'emissioni zero'

08 marzo 2015 | 16.03
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Ospedali a emissioni zero, campioni dell'efficienza energetica per inquinare meno e risparmiare fondi da investire in altre priorità: dalla cura del paziente a quella dell'ambiente. E' la sfida che in Italia ha raccolto negli ultimi anni il 30-40% delle strutture ospedaliere

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Ospedali a emissioni zero, campioni dell'efficienza energetica per inquinare meno e risparmiare fondi da investire in altre priorità: dalla cura del paziente a quella dell'ambiente. E' la sfida che in Italia ha raccolto negli ultimi anni il 30-40% delle strutture ospedaliere (grandi o piccole) e Asl capaci di diventare 'rinnovabili' utilizzando fondi Ue, progetti regionali o risorse proveniente dal ministero della Salute grazie all'ex articolo 20.

"L'efficientamento energetico, ad esempio con l'utilizzo di sistemi di cogenerazione, può far abbattere i costi anche del 30% rispetto al consumo precedente", spiega all'Adnkronos Salute Daniela Pedrali, presidente della Società, italiana dell'architettura e dell'ingegneria per la sanità (Siais). Secondo alcuni studi, tale riduzione dei costi energetici, in cifre assolute, si tradurrebbe per gli ospedali con circa 300 posti letto in una riduzione dei costi reali per circa 200 mila euro l’anno. Mentre per i grandi ospedali con oltre 500 posti letto, i risparmi arriverebbero a circa 400 mila euro l’anno.

"Forse se ne parla poco rispetto a ciò che viene fatto - aggiunge Pedrali - ma in Italia possiamo stimare che il 30-40% degli ospedali e delle Asl ha avviato progetti sull'efficientamento tecnologico. Siamo a livello di altri Paesi Ue: ci sono esempi molto virtuosi in ogni Regione, anche se non mancano le difficoltà come ad esempio muoversi per trovare i finanziamenti Ue, superare i problemi burocratici e di vincolo per le strutture storiche. Passaggi che portano ad allungare i tempi di realizzazione di progetti anche di 3-4 anni".

Gli impianti di cogenerazione sono centrali a metano che producono energia elettrica e termica (sia caldo che freddo). Ma non sono la sola tecnologia: "In molte realtà italiane ci sono esempi di centrali a biomassa in ospedali fuori dai centri abitati; il solare termico o fotovoltaico dove ci sono ampie metrature per i pannelli", osserva Pedrali, direttore del Dipartimento tecnico dell'Azienda ospedaliera universitaria S.Orgola-Malpighi di Bologna. Qui sarà presto attiva una nuova centrale di trigenerazione energetica che permetterà un risparmio di energia corrispondente al 27% dei consumi energetici attuali della struttura. Ed eviterà l’emissione di 1.589 tonnellate di CO2 equivalente ogni 12 mesi di attività.

La Siais ha lanciato nel 2012, come partner italiano, il Progetto europeo 'Res-Hospitals', ospedali verso emissioni zero con l'energia rinnovabile. "L'obiettivo - racconta Pedrali - è ridurre le emissioni di anidride carbonica nei 15 mila ospedali esistenti in Ue. Vi hanno partecipato l'Asl di Asti, come coordinatrice; l'ospedale della Versilia (Usl 12 di Viareggio), uno dei capofila in Italia in questo campo; il policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna, e l'Asl di Rieti".

L'Europa ha fissato da tempo l'obiettivo del 20% per la riduzione al 2020 delle emissioni, alla luce del dato che vede il settore ospedaliero in Ue assorbire il 5% del fabbisogno di energia. Sul fronte dell'ecosostenibilità l'ospedale pediatrico Meyer di Firenze è stata la prima struttura bioclimatica d'Italia, con una serra bioclimatica-fotovoltaica. Il nuovo ospedale di Pistoia è stato invece progettato per eliminare gli sprechi: per luce, acqua e riscaldamento e aria condizionata sono state adottate soluzioni eco-compatibili.

Nelle ultime edizioni del dossier di Legambiente, 'Comuni Rinnovabili', sono stati censiti alcuni casi di buone pratiche: progetti 'green' tra Asl, ospedali e Comuni. Ad esempio in Toscana, nel Comune di Borgo Val di Taro (Pr), è stato installato un impianto a biomassa nell’ospedale Santa Maria. Si tratta - sottolinea il rapporto - dell’unica struttura ospedaliera dell’Emilia-Romagna a usufruire di un impianto a biomassa che permette, con una potenza termica di 700 kilowatt, di evitare l’emissione in atmosfera di 360 tonnellate di Co2 ogni anno.

L’impianto garantisce il 50% del calore necessario a riscaldare l’intero presidio ospedaliero, oltre a produrre acqua calda sanitaria. Il truciolato che alimenta la caldaia viene fornito interamente dai boschi locali grazie ad un accordo di fornitura con un consorzio. Il ritorno dell’investimento di 500 mila euro, di cui 350 mila dalla Provincia, si stima entro i 5 anni.

Sempre in Toscana, nel Comune di Borgo San Lorenzo (Fi), è stato istallato un impianto a biomassa forestale da 220 Kw in grado di soddisfare il fabbisogno energetico termico della sede istituzionale della Comunità Montana Mugello e della Azienda Usl locale. Anche in questo caso la biomassa è di origine locale e forestale grazie ad accordi con produttori locali, entro i 70 chilometri, che assicurano la copertura necessaria all’impianto.

In Piemonte, nel Comune di Chivasso (To), hanno puntato sul solare termico: 68 metri quadrati di pannelli solari termici installati sul tetto dell’azienda ospedaliera Asl di Chivasso. Grazie a un investimento di circa 32 mila euro, la struttura sanitaria è in grado di soddisfare circa il 15% del suo fabbisogno energetico termico.

A Perugia, l'azienda ospedaliera locale ha realizzato un impianto solare fotovoltaico in grado di impermeabilizzare i 4.500 metri quadrati di superficie su cui l’impianto posa, senza alcun impatto in termini visivi, in quanto i pannelli si integrano totalmente con la copertura dell’edificio.

L’impianto, tra i più estesi nella sanità umbra, è in grado di produrre annualmente 205 Megawatt/ora di energia elettrica e di tagliare la produzione di Co2 di 136 tonnellate l'anno. L’impianto fotovoltaico fa parte di tutta una serie di interventi di efficientamento e riduzione dei consumi messi in atto grazie alla collaborazione con il settore privato.

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