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Sanità: Lorenzin, preoccupa controcultura anti-vaccini e copertura morbillo

16 marzo 2015 | 19.29
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Tornano le epidemie di morbillo mentre sono in calo le vaccinazioni. "Nell'ultimo anno in Italia il valore è lontano dal garantire il controllo della malattia"

Beatrice Lorenzin a Parigi - Ministero della Salute
Beatrice Lorenzin a Parigi - Ministero della Salute

Un prezioso strumento di sanità pubblica e prevenzione, minacciato da preoccupanti "fenomeni di controcultura 'anti vaccino'". A evidenziare l'importanza dei vaccini a livello "globale" e "di valenza strategica per i nostri Paesi e l'Unione europea" è il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nel suo intervento a Parigi alla II Assise nazionale del vaccino.

Lorenzin ha ricordato che nel Semestre di presidenza italiana dell'Ue "abbiamo cercato di definire, tra l’altro, una visione strategica coerente con il progresso in atto nel campo dei vaccini e, soprattutto, con l’obiettivo di contrastare i fenomeni di controcultura 'anti vaccino'". Fenomeni che in Italia, ma anche negli Usa con la recente epidemia partita nei Parchi Disney, hanno avuto effetti pesanti per quanto riguarda la copertura anti-morbillo.

Per il ministro, è dunque "auspicabile che a fronte di un’evidenza scientifica ben consolidata dell’efficacia della prevenzione primaria e secondaria, aumenti anche l’investimento complessivo nella prevenzione che oggi, purtroppo, è ancora molto basso in tutti gli Stati membri".

In particolare, "proprio grazie alla disponibilità di vaccini efficaci e sicuri e alla realizzazione di vaste campagne di vaccinazione, è stato possibile conseguire due fondamentali traguardi, ovvero l’eradicazione globale del vaiolo e della poliomielite dall’Europa, dalle Americhe e dal Pacifico Occidentale. Eppure, ancora oggi le malattie infettive continuano a rappresentare una minaccia per la salute e la sicurezza globale. Molte patologie infettive, apparentemente sotto controllo, possono tornare a rappresentare un pericolo".

Una ri-emergenza che richiede di definire e realizzare "azioni di contenimento e contrasto altrettanto innovative", dice Lorenzin, che cita il caso del morbillo. "Nell'anno 2000, su 1,7 milioni di morti infantili dovute a malattie prevenibili con la vaccinazione, circa il 46% era attribuibile al morbillo, che può causare serie complicanze, come l’encefalite e la panencefalite sclerosante subacuta, fino al decesso".

"Dopo l’avvio del Piano globale di eradicazione della malattia - prosegue - il burden of disease è diminuito addirittura del 79%. Tuttavia, nonostante l’efficacia e la sicurezza del vaccino contro il morbillo siano continuamente ribadite dalle autorità sanitarie e dalla comunità scientifica, la copertura vaccinale in Italia è ancora lontana dal 95%, che è il valore necessario a garantire il controllo della malattia e la sua successiva eliminazione".

E le prospettive non sembrano rosee. "Nell’ultimo anno, a seguito di campagne di controinformazione e interventi pessimamente documentati che continuano a porre in relazione la vaccinazione con la sindrome autistica, si è attestata a poco più dell’88%", sottolinea il ministro.

"I genitori che non vaccinano i loro figli per ragioni ideologiche o per paura di esporli a potenziali rischi o, cosa ancor più grave - dice Lorenzin - perché mal consigliati dai loro medici di fiducia, dovrebbero comprendere che in questo modo, invece, li espongono a un rischio ben maggiore, con una diluizione progressiva dell’immunità di gruppo, che, infatti, sposta il rischio di ammalarsi verso l’adolescenza e la giovinezza, con le gravi e (e talora letali) conseguenze che tutti conosciamo".

"Tutti dovremmo ricordare che l’investimento in prevenzione in generale, e nelle vaccinazioni in particolare, è il modo più sicuro ed economico per rispondere al dovere di garanzia e protezione della salute delle nostre popolazioni, diminuendo anche la pressione economica determinata dal prevalere di condizioni cliniche che necessitano di tecnologie diagnostiche, curative e riabilitative costose e, spesso, palliative", evidenzia il ministro. "In un periodo di recessione come quello attuale, investire nella prevenzione e promozione di stili di vita attivi e salutari e nelle pratiche vaccinali non solo è eticamente corretto, perché la salute è un diritto universalmente riconosciuto, ma contribuisce alla creazione di un modello più sostenibile della società".

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