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Sanità: sindacati, stop riorganizzazone Cri, a rischio 1.500 lavoratori

11 maggio 2015 | 17.29
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Manifesti, fischietti e palloncini colorati per dire 'no' ai tagli e al ridimensionamento della Cri. Presidio di protesta davanti al ministero della Salute

Manifestazione lavoratori Croce Rossa davanti a ministero della Salute - Adnkronos
Manifestazione lavoratori Croce Rossa davanti a ministero della Salute - Adnkronos

Manifesti, fischietti e palloncini colorati per dire 'no' ai tagli al ridimensionamento della Croce Rossa Italiana (Cri). E' il presidio di protesta dei sindacati sotto il ministero della Salute "per sollecitare il Governo e la Lorenzin a un tavolo di discussione e confronto sul processo di riorganizzazione della Croce Rossa Italiana. Partito con il decreto 178 del 2012, in parte ha già esplicato i suoi effetti: dal primo gennaio 2014 sono stati privatizzati i comitati provinciali della Cri. Ma la riforma prevede la privatizzazione integrale della Cri pregiudicando i servizi garantiti alla collettività nell'assistenza sanitaria e mettendo a rischio 1.500 posti di lavoro". Lo afferma all'Adnkronos Salute Paolo Bonomo, segretario nazionale Cisl Fp, che dalle 15 insieme ad un centinaio di lavoratori manifesta sotto la sede del ministero della Salute a Roma in via lungotevere a Ripa.

"Per ora ancora non è partita la procedura di esubero per questi 1.500 lavoratori, è un'ipotesi che la Cri ha fatto - aggiunge Bonomo - Ci sono amministrativi, tecnici, sanitari, autisti di ambulanze. Il legislatore con il decreto Milleproroghe dello scorso anno ha rimandato di un anno l'entrata in vigore della privatizzazione integrale della Cri. In più nella legge di stabilità è passato un emendamento che lega la mobilità dei lavoratori della Croce Rossa con quelli delle Province. Noi sollecitiamo, e siamo qui davanti il ministero della Salute per questo, la ripresa del tavolo di confronto per procedere ad una vera riorganizzazione dell'ente. Non siamo contrari alla privatizzazione - conclude - noi siamo consapevoli che non si può tornare indietro con una Cri totalmente pubblica. Ma si devono garantire i servizi e i posti di lavoro".

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