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Sanità: Gimbe, 25 mld sprechi l'anno, riqualificare spesa per salvare Ssn

12 novembre 2015 | 13.09
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Sanità: Gimbe, 25 mld sprechi l'anno, riqualificare spesa per salvare Ssn

La "riqualificazione della spesa sanitaria, progressiva e immediata, è l'unica possibilità per garantire la sostenibilità di un Ssn pubblico equo e universalistico". E' la conclusione di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, sulla base dell'attuale scenario e dei risultati degli studi condotti all'interno della campagna 'Salviamo il nostro Ssn', promossa da Gimbe.

Il Def 2015 "lascia intendere che la percentuale del Pil destinato alla sanità pubblica - ha spiegato Cartabellotta nel suo intervento alla tavola rotonda 'Dal Patto per la Salute all'intesa: la sanità pubblica e la manovra 2016', all'Healthcare Summit a Roma - diminuirà sino al 2020 (6,6%) per poi tornare a crescere. In ogni caso tutti i governi europei stanno disinvestendo dalla sanità, per cui l'incremento del Fsn sino al 2025 dovrebbe attestarsi intorno ai 10 miliardi di euro".

Allo stesso tempo, rileva, "la spesa sostenuta dai cittadini (33 miliardi di euro nel 2014) difficilmente potrà aumentare oltre 1 mld l'anno considerato il notevole impoverimento della popolazione: è possibile solo che il carico sui cittadini venga alleggerito da un ingresso ben gestito del pilastro assicurativo nel Ssn". L'esperto indica come "una consistente quota della spesa sanitaria può essere riqualificata, disinvestendo da sprechi e inefficienze e riallocando in servizi essenziali e innovazioni. Altrimenti, "in assenza di un'adeguata riorganizzazione, eventuali risorse aggiuntive finirebbero in parte per alimentare gli sprechi". Sprechi che, secondo i calcoli di Gimbe, assorbono già oltre 25 miliardi l'anno.

Secondo le stime della Fondazione, sulla base dei dati ufficiali, sei categorie di sprechi bruciano oltre 25 mld l'anno: sovra-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie inefficaci e inappropriate, frodi e abusi, tecnologie sanitarie e beni e servizi non sanitari acquistati a costi eccessivi, sottoutilizzo di servizi e prestazioni sanitarie efficaci e appropriate, inadeguato coordinamento dell'assistenza.

L'unica strada per incrementare risorse e salvare il Ssn, dunque, è la riqualificazione della spesa sanitaria. Gimbe esorta il Governo a "offrire a tutti gli stakeholder ragionevoli certezze sui fondi da destinare alla sanità pubblica, evitando l'estenuante yo-yo degli ultimi anni, nella consapevolezza che il definanziamento della sanità pubblica si sta pericolosamente avvicinando a limiti che riducono l'aspettativa di vita della popolazione".

E ancora, si chiede di "avviare un'adeguata governance per regolamentare l'intermediazione assicurativa, identificando quali prestazioni, idealmente solo quelle non essenziali, possono essere finanziate da risorse private, rendere realmente continuo l'aggiornamento dei Lea, i criteri di appropriatezza clinica e organizzativa, e potenziare gli strumenti di indirizzo e verifica sui 21 sistemi regionali per garantire equità d'accesso a tutte le persone e coordinare il processo di disinvestimento".

Alle Regioni, chiamate dalla Legge di Stabilità a concorre alla finanza pubblica per 3.980 miliardi nel 2017 e 5.480 mld per il 2018 e 2019 "con la certezza che le risorse recuperate rimangono in sanità", la Fondazione Gimbe chiede di "avviare e mantenere un virtuoso processo di disinvestimento da sprechi e inefficienze e riallocazione in servizi essenziali e innovazioni, responsabilizzando e coinvolgendo attivamente le aziende sanitarie e queste, a cascata, professionisti sanitari e cittadini".

"Se vogliamo mantenere un modello di sanità pubblica, equa e universalistica - conclude Cartabellotta - il tema della sostenibilità non può essere affrontato con strategie di piccolo cabotaggio finalizzate a garantire la sopravvivenza di un sistema che fa acqua da tutte le parti e a proteggere lobby e interessi di categoria. Servono una visione più ampia e, soprattutto, innovazioni di rottura".

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