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Oltre 500 società scientifiche, per studi alto rischio conflitti interesse

16 dicembre 2015 | 14.51
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Oltre 500 società scientifiche, per studi  alto rischio conflitti interesse

Società scientifiche ad "alto rischio conflitti di interesse". E' quanto emerge da due studi di prossima pubblicazione - di cui l'Adnkronos Salute anticipa alcune parti - che analizzano le informazioni fornite dalle diverse società sui siti web. Oltre alle 150 iscritte alla Federazione nazionale società scientifiche (Fism), che prevede una serie di criteri di 'affidabilità' per l'adesione, si stimano almeno oltre 500 società scientifiche. Secondo le ricerche, sono rari i bilanci pubblicati online, ancor meno i resoconti pubblici sulle sponsorizzazioni, ed è pressoché inesistente la presenza sui siti di codici di comportamento rispetto ai rapporti con le aziende farmaceutiche e le fonti di finanziamento di congressi e corsi di formazione.

Una delle due indagini è stata condotta in ambito specialistico, l'altra, realizzata da un gruppo di giovani medici, ha analizzato i siti all'elenco degli iscritti alla Fism. La prima ricerca, condotta da Paolo Vercellini, docente di Clinica ostetrica e ginecologia all'università degli studi di Milano, Fondazione Policlinico di Milano, si focalizza sulle società scientifiche in campo ginecologico e ostetrico. In questo settore si crea almeno una nuova associazione ogni anno da 35 anni.

I ricercatori hanno valutato la presenza sui siti di alcuni elementi di trasparenza: bilanci, codici di comportamento, conflitti di interesse dei vertici, bilanci dei congressi, numero di congressisti sostenuti dalle aziende farmaceutiche, quota d'iscrizione, sponsorizzazioni per l'Ecm. "Dal monitoraggio realizzato con la mia équipe - spiega Vercellini all'Adnkronos Salute anticipando parte delle conclusioni dello studio - il livello di trasparenza rilevato è estremamente basso".

"Delle 47 società scientifiche in ginecologia e ostetricia analizzate, una solo ha bilanci pubblicati sul web. E nessuna rende noti i conflitti di interesse del board", riporta Vercellini. Non solo. "Sul sito di diverse società si trovano pubblicità di case farmaceutiche che a volte hanno link al sito dell'azienda".

"Le società scientifiche dovrebbero rappresentare l'eccellenza e avere comportamenti esemplari dal punto di vista etico", aggiunge l'esperto, anche in considerazione del fatto che il terreno su cui ci si muove è 'scivoloso'. Le società scientifiche infatti definiscono linee guida che orientano le scelte terapeutiche del singolo medico, fanno formazione Ecm. Tutti punti a rischio conflitto d'interesse.

"Il punto cruciale è da dove vengono i soldi che permettono alle società di sopravvivere - denuncia - visto che le quote associative sono minoritarie". Non solo. Convegni e congressi annuali, con i loro crediti Ecm, "rappresentano il momento più importante dell'attività di ciascuna società scientifica, ma sono costosi e di fatto obbligano alle sponsorizzazioni. Molti medici non potrebbero partecipare se non con il supporto delle aziende farmaceutiche, visto che si possono spendere anche oltre duemila euro. Ci sono dunque potenziali conflitti di interessi ma sappiamo che senza le aziende moltissimi congressi non ci sarebbero. Eliminare il conflitto è impossibile, ma per gestirlo ci vuole trasparenza", dice Vercellini.

A destare sospetti, secondo Vercellini, è anche la parcellizzazione delle società scientifiche. "Una grande società scientifica, che si occupa di diversi ambiti della stessa specializzazione, può avere sponsorizzazioni da diverse aziende farmaceutiche, ha maggiore potere contrattuale e meno vincoli. Una piccola società che si occupa di un ambito molto limitato, magari di una sola malattia per la quale esiste un solo farmaco, è molto più legata all'unica azienda che può sponsorizzarla. La proliferazione delle società scientifiche di questi anni, a mio avviso, è un elemento molto negativo", sottolinea.

Alle stesse conclusioni arriva anche una ricerca più ampia, in attesa di pubblicazione su una rivista internazionale, realizzata da un gruppo di giovani medici, tra i quali Alice Fabbri dell'associazione, 'No grazie pago io', che fanno parte della Consulta degli specializzandi della Siti (Società italiana di igiene) e del Centro di salute internazionale dell'Università di Bologna. L'analisi è stata condotta sui siti Internet delle società presenti nell’elenco fornito dalla Federazione delle Società medico-scientifiche italiane (Fism). "Ciascun sito - spiegano gli autori - è stato valutato sulla base della presenza di codici di regolamentazione dei rapporti con l'industria e di sponsorizzazioni effettivamente ricevute per l'organizzazione di congressi ed eventi formativi".

Ne è risultata una diffusa mancanza di trasparenza sulle fonti di finanziamento e la quasi totale assenza di regolamentazione del conflitto di interessi. Per gli autori, questi dati "suggeriscono una scarsa percezione del problema da parte delle società scientifiche italiane". Lo studio però non mette in discussione l'importanza delle società scientifiche in sé. "La nostra ricerca vuole rappresentare uno stimolo a intraprendere una riflessione sull'attuale modus operandi delle società scientifiche per salvaguardarne l’indipendenza e l’integrità".

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