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Sanità: 1 anno fa sul Norman Atlantic in fiamme, il ricordo del medico in divisa

28 dicembre 2015 | 16.57
LETTURA: 7 minuti

Il Capitano di Fregata Domenico Spada
Il Capitano di Fregata Domenico Spada

Quando il capitano di fregata medico della Marina Militare Domenico Spada viene calato dall'elicottero sul traghetto Norman Atlantic, in fiamme e alla deriva, sono le 11 di sera del 28 dicembre 2014, una domenica. "Eravamo nel buio più totale, in piena burrasca", in balia di onde alte 6 metri. "C'era una pioggia fitta e insistente e il vento soffiava forte. Era difficile persino stare in piedi - racconta Spada all'AdnKronos Salute - Ricordo il fumo denso che bruciava gli occhi e le gola. Il ponte era inclinato e lì c'erano già tante persone, bagnate, infreddolite, terrorizzate. Si accalcavano una addosso all'altra per vincere il freddo intenso" di una notte invernale di fine anno in mare aperto. (FOTO)

Sono passati esattamente 365 giorni da allora, ma "la memoria di quei momenti è ancora viva", assicura Spada. L'operazione di salvataggio "è stata un'impresa unica per la sua portata e le condizioni in cui è stata condotta. Solo quella notte abbiamo soccorso oltre 240 persone, e anche due cani di grossa taglia. Ma il numero complessivo dei naufraghi tratti in salvo supera quota 400". Il traghetto, che navigava da Igoumenitsa (Grecia) ad Ancona con circa 500 persone a bordo, era preda di un incendio dall'alba. Il bilancio del grave disastro navale sarà di 11 morti e 18 dispersi. Spada era stato preallertato già la mattina, dalla sua base, la Stazione Aeromobili Marina Militare di Grottaglie.

"Il team era composto da 4 militari: un infermiere, un ufficiale pilota, un operatore di volo e io che sono un medico - continua - Siamo partiti a bordo di un elicottero, e in un primo momento ci hanno calato intorno alle 4 del pomeriggio sul traghetto Cruise Europa, precettato nella zona delle operazioni per dare assistenza ai naufraghi che lì venivano trasferiti". Ma in serata la missione cambia. "Intorno alle 22.30 ci viene dato l'ordine di andare direttamente a bordo del Norman Atlantic per agevolare le operazioni di recupero".

E' buio ormai e "noi come Marina Militare abbiamo la capacità di operare anche in assetto notturno con dei visori. Si è deciso di proseguire a oltranza". Il team andrà avanti senza sosta per tutta la notte, fino alle 13 del giorno dopo, quando gli operatori vengono recuperati - per ultimi - dalla nave in fiamme. A bordo "era l'inferno: le fiamme lambivano a tratti anche il ponte su cui ci trovavamo, mentre nella pancia del traghetto avvertivamo ogni tanto delle esplosioni. La nave, intanto, si inclinava sempre di più", ricostruisce Spada.

Il primo passo è stato capire quante persone si trovavano a bordo e in che condizioni. "Abbiamo esplorato ponti e locali ancora accessibili. La maggior parte delle persone, infatti, per sfuggire al freddo erano rintanate in quei pochi ambienti rimasti agibili. Ma era tutto pieno di fumo e rischiavano un'intossicazione. Le abbiamo fatte uscire. Una volta radunati tutti, abbiamo comunicato via telefono satellitare la necessità di acqua e coperte termiche. Le persone erano stremate, stanche, disidratate, spaventate. Il materiale ci è arrivato tramite elicottero dalla nave anfibia San Giorgio, che operava nel raggio di un miglio da noi, coordinando le operazioni e funzionando come piattaforma" da cui decollavano gli elicotteri in assetto notturno. Una missione difficile. "Durante le operazioni sono intervenuti anche gli elicotteri di altre due Marine estere che poi hanno deciso di abbandonare".

"Io e l'infermiere - continua Spada - ci siamo preoccupati di fare triage selezionando tutti i presenti in base alle condizioni di salute, valutando se ci fosse qualcuno con necessità di cure immediate e stabilendo le priorità nell'ordine di evacuazione. Nessuno per fortuna era in imminente pericolo di vita. Avevamo però due persone in iniziale stato di intossicazione, e diabetici, cardiopatici, ipertesi che non avevano potuto assumere le loro terapie. C'era anche una donna incinta e infine due persone con disabilità che non riuscivano a stare in piedi".

Comincia l'evacuazione, "dando priorità ad ammalati e donne", prosegue Spada. Gli elicotteri, "in condizioni rese precarie da pioggia, vento, fumo e instabilità della nave", fanno la spola recuperando prima 4-5 persone alla volta e poi, con l'arrivo di mezzi più capienti, fino a 10-15. "I naufraghi non hanno un addestramento alle spalle, molti non avevano neanche mai volato in elicottero. Dovevamo dar loro indicazioni di massima su come comportarsi e poi imbracarli e tirarli su con il verricello - racconta - Le difficoltà di comunicazione complicavano il quadro, visto che abbiamo soccorso in maggioranza greci e turchi con poca dimestichezza con l'inglese. Gli italiani erano pochi. Siamo orgogliosi perché nessuno si è fatto male durante le operazioni di recupero".

Il team ha dovuto mantenere sangue freddo. "All'inizio c'era panico. Tutti avevano fretta di abbandonare il traghetto. I primi elicotteri li abbiamo rimandati indietro vuoti perché si creava calca. Abbiamo dovuto ristabilire l'ordine". Per tutto il tempo due grossi cani sono stati fermi sul ponte, "non un lamento, accanto ai padroni che hanno deciso di essere salvati anche loro per ultimi, per non abbandonarli. Il loro recupero ha richiesto l'utilizzo di una cesta speciale ed è avvenuto per questo in coda alle operazioni". Anche il team di soccorso il giorno dopo viene visitato e sottoposto a cure. "Avevamo gli occhi e la gola infuocati", ma "i nostri sforzi sono stati ripagati" dagli sguardi riconoscenti, gli abbracci, le poche parole dei naufraghi incontrati il giorno dopo a bordo della nave San Giorgio, ormai al sicuro.

"Veniamo addestrati e preparati per affrontare ogni tipo di emergenza, ma quando ci si trova in quelle condizioni l'esperienza è davvero intensa - conclude Spada - Quella notte non abbiamo avvertito freddo né stanchezza, tanta era l'adrenalina. Nonostante il fumo e la burrasca, tutto ci sembrava alla nostra portata. L'obiettivo era tornare tutti a casa in salvo. Anche noi". Quest'anno Spada, 51 anni sposato con 3 figli, si concede feste più 'normali', con la famiglia. Ma non dimenticherò mai" quella notte nell'inferno della Norman Atlantic.

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