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Sott'acqua per 15 minuti, 13enne curato a Bergamo dimesso senza danni

02 agosto 2016 | 18.35
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Foto di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Foto di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Un caso rarissimo, ma anche una storia di buona sanità a lieto fine quella di Assane Diop, un 13enne di origine senegalese che il 7 luglio scorso, giocando con gli amici a Sarnico, sul Lago di Iseo, è caduto in acqua. Non sapendo nuotare, il ragazzino è rimasto sott'acqua 15 minuti. Recuperato dai presenti in arresto cardiaco, è stato rianimato a lungo dagli operatori di due mezzi di primo soccorso. Era in condizioni gravissime: anche se l'attività cardiaca era ripresa, il quadro clinico era molto compromesso.

Così Assane è stato trasportato in elisoccorso all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove è stato attaccato all'Ecmo, una macchina che sostituisce le funzione dei polmoni e del cuore mantenendoli a riposo per facilitare il loro recupero funzionale e garantire allo stesso tempo una circolazione sanguinea e un’ossigenazione del sangue ottimali. Il trattamento può durare da poche ore ad alcune settimane. E l'ospedale Papa Giovanni XXIII è l’unico centro pubblico lombardo autorizzato all'utilizzo di questa tecnica sui bambini. Fino all'11 luglio Assane è rimasto attaccato all'Ecmo e le sue condizioni sono inaspettatamente ma progressivamente migliorate.

Il bambino ha recuperato rapidamente: il 14 luglio ha ricominciato a respirare da solo. Il 20 luglio è stato trasferito in Pediatria e il 28 luglio è stato dimesso dall'ospedale, "in buone condizioni e senza alcun danno cerebrale", come hanno spiegato oggi i sanitari in un incontro alla presenza del direttore generale, Carlo Nicora, e di Luca Lorini, direttore Dipartimento di Anestesia e rianimazione.

L'eccezionalità del suo caso sta nel fatto che, nonostante sia rimasto sott'acqua per 15 minuti, sia vivo e senza conseguenze permanenti, considerata anche la temperatura dell'acqua: "Essendo estate - spiegano dall'ospedale - la temperatura del lago non era così bassa da proteggere il cervello da danni cerebrali (il suo corpo aveva una temperatura di 30 gradi quando è stato soccorso, quindi in lieve ipotermia), come invece può accadere, ed è già accaduto in passato, in caso di valanghe o cadute in acque fredde nel periodo invernale".

Insomma, nonostante le condizioni climatiche fossero meno 'benevole', il ragazzino è stato salvato e non ha riportato danni permanenti.

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