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Aleppo sotto le bombe, il racconto dei medici: "Via i neonati dalle incubatrici per portarli al sicuro"

05 agosto 2016 | 19.19
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

La situazione "umanitaria e sanitaria ad Aleppo ha raggiunto livelli critici". Mentre l'assedio va avanti, un gran numero di civili continua a rischiare la vita. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità "fino a 250.000 persone nella parte orientale di Aleppo attualmente non hanno accesso a cibo sufficiente e alle cure mediche". E le "Nazioni Unite prevedono che le scorte alimentari rimaste saranno sufficienti al massimo per un mese". Dal 7 luglio scorso, ricorda l'Ufficio regionale dell'Oms, è ferma anche la consegna di forniture mediche nella parte orientale della città di Aleppo, a causa dell'intenso conflitto, con scorte sufficienti per 3 mesi.

E le testimonianze dei medici sono scioccanti. Hatem Abu Yazan, direttore generale dell'ospedale pediatrico di Al Shaa'ar nella parte orientale della città, qualche giorno fa era in servizio nella sezione neonatale dell'ospedale al primo piano, quando ha sentito il rumore di un attacco aereo. Indossava lo stetoscopio, che aveva attutito il rumore, ma a un certo punto ha visto che porta e finestre erano esplose. Così, insieme a un infermiere e un altro medico, ha preso i 9 neonati dalle incubatrici portandoli nel seminterrato, dove sapeva che sarebbero stati più al sicuro. "Abbiamo aspettato per 10 minuti la fine dell'attacco e poi siamo corsi indietro per portare le incubatrici giù, e proteggerle in caso di un altro attacco", racconta.

Questi medici si trovano ogni giorno in condizioni difficilissime, mentre la richiesta di cure aumenta, e le stesse strutture sanitarie vengono poste sotto attacco. Secondo le autorità locali otto ospedali su dieci e 13 centri sanitari di cure primarie su 28 sono parzialmente funzionanti o fuori servizio a causa degli attacchi. E solo 35 medici sono rimasti in questa parte della città, sottoposti a un superlavoro a causa delle violenze e degli scontri, per rispondere ai bisogni della popolazione stremata. Tanto che un cardiochirurgo pochi giorni fa ha avuto un arresto cardiaco mentre operava, e i colleghi l'hanno trasferito in terapia intensiva.

L'Oms ha predisposto forniture mediche e chirurgiche, che sta cercando di far giungere ad Aleppo Est, una volta che il corridoio umanitario sarà aperto. Ma soprattutto, continua a chiedere "la fine degli attacchi agli ospedali e ai centri medici, e la protezione dei coraggiosi operatori sanitari e dei pazienti che essi assistono". In modo da poter assicurare assistenza medica a tutti i siriani che ne hanno bisogno, "indipendentemente dall'affiliazione politica".

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