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Ricerca biomedica, troppe pubblicazioni senza risultati utili ai pazienti

12 settembre 2016 | 12.02
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La campagna 'Lancet-Reward'
La campagna 'Lancet-Reward'

Oltre l'85% degli investimenti nella ricerca biomedica non produce adeguate evidenze per l'assistenza sanitaria e, dunque, non dà alcun contributo nel migliorare la salute delle persone, generando ingenti sprechi. E' l'allarme lanciato dalla rivista The Lancet, condiviso dalla Fondazione Gimbe che promuove in Italia la campagna 'Lancet-Reward', finalizzata appunto a ridurre gli sprechi e premiare il rigore nella ricerca biomedica.

L'obiettivo è "aumentare la produzione di evidenze scientifiche di elevata qualità per migliorare la salute delle persone". Alle tante, troppe pubblicazioni in ricerca biomedica non corrispondono, infatti, risultati utili per i pazienti.

"L'interesse per la ricerca biomedica nel nostro Paese - afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - è oggi documentato da varie iniziative: il rilancio della ricerca indipendente Aifa, lo Human Technopole, la call per un'Agenzia nazionale per la ricerca". Ma questo non basta. "L'inderogabile necessità di ottenere il massimo 'valore' dal denaro investito - sottolinea - impone un'attenta valutazione degli indicatori utilizzati per misurare il ritorno degli investimenti: produttività scientifica, pubblicazione di evidenze di elevata qualità, impatto della ricerca sui servizi sanitari e sugli esiti di salute, oltre ovviamente a brevetti e profitti, prioritari per chi produce farmaci e tecnologie sanitarie".

Dalla serie di Lancet che lanciava l'allarme, è nata la campagna Lancet-Reward (Reduce research Waste And Reward Diligence), che ha formulato 17 raccomandazioni su 5 aree di potenziali sprechi: rilevanza delle priorità di ricerca; adeguatezza del disegno dello studio, dei metodi e delle analisi statistiche; efficienza dei processi di regolamentazione e gestione della ricerca; completa accessibilità ai dati; possibilità di utilizzo dei report della ricerca.

La Fondazione Gimbe, "prima e unica organizzazione italiana ad avere ufficialmente aderito alla campagna - prosegue Cartabellotta - ha realizzato la versione italiana delle raccomandazioni, per diffondere la consapevolezza scientifica e sociale di quanto sia indispensabile ottenere il massimo ritorno in termini di salute dalle risorse investite nella ricerca biomedica".

Le raccomandazioni saranno inizialmente diffuse e condivise con i protagonisti della ricerca in Italia (finanziatori pubblici e privati, ricercatori, enti regolatori, istituzioni di ricerca, comitati etici, editori e associazioni di pazienti). Successivamente, Gimbe avvierà un monitoraggio indipendente usando gli indicatori definiti dalla campagna.

"Con questa iniziativa - conclude l'esperto - vogliamo ribadire l'indifferibile esigenza di restituire vigore alla ricerca biomedica con nuove modalità di supervisione e regolamentazione, per promuovere il rigore metodologico, proteggere l'integrità del processo scientifico e allontanare i ricercatori da indebite influenze. Solo garantendo il rigore in tutte le fasi del processo di ricerca, la comunità scientifica potrà proteggere sé stessa dai sofismi della politica, separare le conflittuali logiche capitalistiche da quelle della scienza e dare reale valore al denaro di finanziatori e contribuenti".

La versione italiana delle raccomandazioni è consultabile su www.gimbe.org/REWARD.

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