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Gimbe, altro che tagli, Governo investa su salute cittadini

19 settembre 2016 | 11.25
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Gimbe, altro che tagli, Governo investa su salute cittadini

Nuovi tagli alla sanità? Per il Governo, piuttosto, è il momento di investire sulla salute delle persone. Questa la presa di posizione della Fondazione Gimbe, dopo le ipotesi circolate sull'entità del Fondo sanitario nazionale.

Ancora una volta, alla vigilia della Legge di stabilità - ricordano gli esperti - le stime sul finanziamento del Ssn vengono progressivamente riviste al ribasso, alla luce delle ultime stime sul Pil rese pubbliche dal ministro dell'Economia Padoan. Il premier Renzi ha immediatamente smentito l'ipotesi di nuovi tagli, senza fornire però alcuna certezza sull'entità delle risorse che il Governo metterà sul piatto nella Legge di Stabilità, mentre il ministro della Salute Lorenzin ribadisce la certezza dei 113 miliardi di euro per il 2017.

"Di fronte al Pil che cresce meno del previsto e a un sistema sanitario ormai allo stremo - afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - ostinarsi a utilizzare la sanità come un bancomat al portatore è da parte del Governo una scelta autodistruttiva. Perché piuttosto non giocare la carta della tutela della salute, offrendo a 60 milioni di cittadini un segnale concreto di voler finalmente rimettere al centro dell'agenda politica il Ssn e l'intero sistema di welfare? Perché non investire più dei 2 mld di euro previsti, parametrando l'incremento del finanziamento pubblico con la capacità delle Regioni di recuperare risorse da sprechi e inefficienze?", suggerisce.

La Fondazione Gimbe, "consapevole della rilevanza degli obiettivi di finanza pubblica", lancia dunque un "monito al premier Renzi e a Padoan: la salute delle persone - oltre a essere ritenuto il bene più prezioso da ciascun cittadino elettore - condiziona inevitabilmente il benessere, le capacità e la produzione economica del Paese. E' arrivato il momento - sottolinea - di investire sulla salute degli italiani con l'obiettivo di invertire la rotta".

Altrimenti, fanno presente gli esperti, "si rischia di assestare il colpo di grazia, e non solo al Ssn. Questa è la conseguenza di nuovi tagli, con il sistema allo stremo e alla luce dei nuovi Lea in arrivo e del referendum alle porte".

Gimbe ribadisce "con preoccupazione che nel 2012-2015 il Ssn ha lasciato per strada oltre 25 miliardi di euro per esigenze di finanza pubblica; le risorse concordate tra Stato e Regioni nel Patto per la Salute 2014-2016 sono state decurtate di 6,79 miliardi; nel Def 2016 oltre 13 mld di 'contributo delle Regioni alla finanza pubblica 2017-2019 nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza' si sono trasformati in 'contributo del Ssn a carico delle Regioni'; il finanziamento pubblico per il 2016 è precipitato in 32 mesi dai 117,6 mld previsti dal Def 2013 ai 110,2 della Legge di stabilità 2015, al netto del Lea; negli ultimi 5 anni il fondo sanitario è cresciuto di soli 3,1 miliardi di euro".

Il Ssn ha già pagato il conto. "In questo contesto di progressivo definanziamento della sanità pubblica - prosegue Cartabellotta - accanto al crescente disagio di cittadini, pazienti, professionisti e operatori sanitari si sono consolidate inequivocabili evidenze sulle diseguaglianze regionali, sulla scarsa qualità dell'assistenza, sulle difficoltà di accesso alle prestazioni, sulla rinuncia dei cittadini alle cure e, per la prima volta in Italia, si è ridotta l'aspettativa di vita".

Tagli e mancati aumenti, ricorda l'esperto, hanno fatto rotolare l'Italia sempre più giù nel confronto con gli altri Paesi: la percentuale del Pil destinata alla sanità è inferiore alla media dei Paesi Ocse; la spesa sanitaria pubblica è inferiore a quella di Finlandia, Regno Unito, Francia, Belgio, Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Olanda; tra i Paesi del G7 siamo ultimi per spesa pubblica e spesa totale, ma secondi solo agli Usa per quella out-of-pocket, cioè sostenuta direttamente dai cittadini.

Questi dati "testimoniano che negli anni, per legittime esigenze di finanza pubblica, i Governi hanno progressivamente ridotto il finanziamento del Ssn e scaricato la spesa privata sui cittadini". La rotta va invertita. "Con il referendum costituzionale alle porte, il responsabile sanità del Pd Gelli ha recentemente enfatizzato i potenziali benefici della riforma per la tutela della salute pubblica: il nuovo articolo 117 restituirebbe allo Stato maggiori capacità di indirizzo e verifica sulle Regioni, rinforzando la sanità sul piano dell'equità e uniformità dei Lea e mettendo fine alla variabilità del diritto costituzionale alla tutela della salute, oggi condizionato dal luogo di residenza", conclude Cartabellotta.

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