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Salute

Sempre più italiani dal medico di famiglia anche per problemi sessuali

05 ottobre 2016 | 18.36
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Sempre di più dal medico di famiglia anche per confidare e risolvere i propri problemi sessuali, che ancora oggi la stragrande maggioranza degli italiani preferisce tenere nascosti. Sottovalutandone anche i rischi per la salute. "Attenzione a non trascurare la disfunzione erettile: può essere il campanello d’allarme che anticipa anche di 5 anni l’insorgenza di problemi cardiovascolari seri, come ictus e infarto", avvertono i camici bianchi della Fimmg dal Congresso nazionale in corso a Chia Laguna (Cagliari) dove trova spazio la formazione per diventare 'medico della sessualità', anche grazie alla collaborazione con la Società italiana di andrologia e medicina della sessualità (Siams).

Fino a oggi sono stati già centinaia i corsi rivolti ai medici di medicina generale, che verranno ora rilanciati e incrementati grazie all’intesa tra la Fimmg e la Siams. "Già oggi solo i corsi organizzati dalla Fimmg hanno consentito ogni anno di formare alla soluzione di queste problematiche ben 30mila medici e con l’apporto della Siams contiamo ora di raggiungere l’intera platea", assicura Donatella Alesso, che nel sindacato coordina le iniziative a favore del medico della sessualità.

I tabù ancora oggi tengono alla larga dai dottori larga parte di quei 16 milioni di italiani, metà uomini e metà donne, che vivono non serenamente la propria vita sessuale. In 4 milioni per via dell’eiaculazione precoce, ai quali si sommano 3 milioni di maschi per la disfunzione erettile e 4 milioni e mezzo di donne che soffrono di anorgasmia (assenza di orgasmo). Disturbi che, nella maggior parte dei casi, sarebbero facilmente curabili se solo ci si decidesse ad affrontarli. Da un’indagine del Pfizer Global Study il 21% degli uomini e il 31% delle donne ha dichiarato di aver avuto almeno uno dei 7 disturbi considerati campanello d’allarme sull’insorgenza di problemi sessuali. Ma meno di un quarto degli uomini e circa il 35% delle donne hanno deciso di ricorrere a un medico.

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