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Sanità: Codice Rosa, 350 donne vittime violenza seguite a Umberto I in 2 anni

23 marzo 2017 | 18.04
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Sanità: Codice Rosa, 350 donne vittime violenza seguite a Umberto I in 2 anni

Ben 348 donne vittime di violenza aiutate grazie al servizio 'Codice Rosa' al Policlinico Umberto I di Roma da fine 2013. E' il bilancio presentato al convegno "Il codice rosa buona pratica di integrazione socio sanitaria", organizzato oggi dal Policlinico Umberto I e l'associazione 'Differenza Donna'. L'appuntamento, che si è svolto presso l'aula magna odontoiatria del Policlinico, è stato un occasione per analizzare la situazione del servizio offerto alle donne vittime di violenza sia domestica sia sessuale, alle quali viene garantito un percorso di accoglienza e assistenza grazie alla sinergia tra ospedale e associazione. (Video)

L'intervento 'Emergenza Codice Rosa', promosso da 'Differenza Donna' sin dal 2008, è stato accolto e sperimentato per la prima volta dall'azienda sanitaria del Policlinico Umberto I di Roma, diventando prassi operativa nel 2010, realizzato dall'associazione grazie ai finanziamenti del Dipartimento Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. La capacità di intercettare situazioni di violenze non dichiarate ha permesso una massiccia emersione del fenomeno: tra fine 2013 e inizio 2017 - sottolineano i responsabili del servizio - sono stati seguiti 348 casi, ai quali il più delle volte hanno fatto seguito percorsi di uscita dalla violenza per volontà delle stesse donne. "Il Policlinico Umberto I - spiega all'AdnKronos Salute il direttore generale Domenico Alessio - è la struttura di riferimento a livello romano che è stata più presente in situazioni di violenza verso le donne: attraverso interventi dal punto di vista sanitario e percorsi preferenziali e riservati, dall'accesso al pronto soccorso alla cura dal punto di vista psicologico".

"Tutto questo - aggiunge Alessio - è reso possibile grazie alla formazione di operatori che hanno saputo intercettare situazioni di violenza anche non esplicite, potendo contare sulla collaborazione attiva, costante ed integrata con gli operatori del Servizio sociale aziendale, oltre che con il personale medico ed infermieristico, individuando nello sportello anti-violenza e nelle operatrici un ulteriore valido strumento di supporto e confronto nelle situazioni di criticità. Inoltre - sottolinea - all'interno dell'ospedale è presente un'organizzazione specializzata, con competenze specifiche finalizzate ad inserire le donne nella rete dei servizi pubblici e del terzo settore, immettendole nel circuito del welfare e delle attività sociali, attraverso un ufficio legale specializzato, e i centri anti-violenza in grado di fornire protezione in caso di necessità".

"Abbiamo fortemente voluto questo convegno - sottolinea Elisa Ercoli, presidente 'Differenza Donna' - per parlare di questa buona pratica integrata tra centro anti-violenza donna e operatori socio sanitari del Policlinico, che ormai da molti anni dà spazio e voce a tantissime donne che possono avere un riferimento importante e l'opportunità di uscire realmente dalla violenza. Questa è una giornata molto pratica e concreta, in cui la rete territoriale tutta, le forze dell'ordine, i servizi socio sanitari, il centro anti-violenza ma anche la magistratura è presente per raccontare che cosa abbiamo fatto fino ad oggi e quali sono state le azioni che meglio hanno garantito diritti e libertà per le donne in uscita dalla violenza. Questo col fine di migliorarci sempre di più e garantire sempre più opportunità".

"Da anni - aggiunge Emilio Scalise, coordinatore del percorso 'Codice Rosa', Direzione sanitaria Policlinico Umberto I - siamo impegnati per offrire non solo consulenza psicologica ma anche una domiciliazione protetta, specialmente nei casi di necessità di allontanamento dal nucleo familiare. Il tutto in integrazione - spiega Scalise - con il nostro team psicosociale, costituito da una psicologa e 4 assistenti sociali che non solo danno ascolto alle necessità della donna, ma la accompagnano nel percorso extraospedaliero. Negli anni ci è stata riconosciuta come una pratica da prendere in considerazione ed esportare anche in altre realtà ospedaliere". "Quella del Policlinico Umberto I è un'esperienza sul territorio molto valida, e dobbiamo fare in modo che sia una risorsa anche per gli altri piccoli ospedali - conclude Cecilia D'Elia, responsabile Cabina di regia contro la violenza sulle donne, Regione Lazio -Utilizzeremo il nuovo bando dei fondi del Piano nazionale, che prevede fra le azioni quella della formazione e dello scambio di buone pratiche".

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