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'Salone del nobile' e violino d'epoca, a Milano rivive la Festa del Perdono

28 marzo 2017 | 20.18
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Il maestro Matteo Fedeli si esibirà con un violino Guarneri del 1694. Al Policlinico di Milano ha 'incontrato' il suo antenato - (Adnkronos Salute)
Il maestro Matteo Fedeli si esibirà con un violino Guarneri del 1694. Al Policlinico di Milano ha 'incontrato' il suo antenato - (Adnkronos Salute)

Il Policlinico di Milano torna alle origini, riavvolge il nastro di oltre 5 secoli per recuperare lo spirito autentico di uno dei momenti 'clou' della vita dell'ospedale e della città intera ai tempi del duca Francesco Sforza: la Festa del Perdono. Istituita da Papa Pio II nel 1459, era l'occasione in cui veniva concessa l'indulgenza plenaria a chi visitava la cappella dell'ospedale Maggiore nel giorno dell'Annunciazione, il 25 marzo. Quest'anno la visita di Papa Francesco ha fatto slittare in avanti la celebrazione della Festa - in programma dal 5 al 9 aprile - ma gli eventi che l'animeranno propongono un viaggio a ritroso nel tempo.

Tornano i quadri dei benefattori, i costumi d'epoca. La musica viaggerà nei corridoi, fino al letto dei malati. Ci sarà la Santa Messa celebrata dall'arcivescovo Angelo Scola e la premiazione con medaglie d'oro e d'argento dei dipendenti andati in pensione nel biennio 2015-2016. L'Archivio storico dell'ospedale che nei suoi faldoni custodisce oltre 100 mila documenti storici e racchiude il racconto secolare della sanità, della medicina, di Milano stessa, riaprirà le sue porte. Fra le sue mura il suono di un violino vecchio di oltre 300 anni - un Guarneri del 1694 - accompagnerà i cittadini al loro passato. In ogni senso. La Festa del Perdono, confermata ogni anno dispari e resa perpetua nel 1560, era occasione per i milanesi di esprimere la propria generosità e divenne una delle principali fonti di entrata dell'ospedale nei primi secoli di esistenza. Una tradizione che quest'anno rivivrà nelle vesti di un contemporaneo 'crowdfunding': per il concerto in programma la sera del 5 aprile sarà possibile fare un'offerta libera e il ricavato, annuncia il presidente del Policlinico Marco Giachetti, sarà destinato al restauro dell'Archivio storico.

"E' un inizio - spiega - un primo passo verso l'obiettivo di ridare vita a un luogo che è un tesoro nascosto della città. Siamo un Irccs e i nostri finanziamenti sono tutti dedicati alla cura e alla ricerca, quindi facciamo appello al cuore dei milanesi per preservare il contenuto e il contenitore di questo tesoro e per poter tornare a godere della bellezza e della storia". Azionariato popolare, lo definisce Giachetti, "in attesa di un grande sponsor". Quest'anno il caso vuole che la Festa del Perdono si celebri in contemporanea con il Salone del mobile. E in un gioco di richiami - a mo' di omaggio - il Policlinico propone il 'Salone del nobile'. Una mostra aperta a tutti dal 6 al 9 aprile con una selezione dei quadri custoditi nel caveau dell'Irccs.

Con il Salone del nobile torna visitabile un pezzo del patrimonio artistico sterminato del Policlinico, che vanta opere di Hayez e del Pitocchetto, ed è stato alimentato dai lasciti, le donazioni e i testamenti dei milanesi. Oltre una certa soglia si aveva diritto a un ritratto dipinto da un pittore dell'epoca (a mezzo busto o a figura intera a seconda dell'entità della donazione). Una tradizione che continua (oggi le soglie sono 250 mila e 500 mila euro). E se in passato questi ritratti venivano esposti in quello che è oggi il cortile dell'università Statale, oggi la galleria dei benefattori è stata ricreata nel corridoio della Presidenza in via Sforza 28.

La scelta dei quadri da esporre ha seguito un 'fil rouge' in omaggio alla settimana dedicata al design: offrire una carrellata di come dal '700 al '900 si sono evolute le abitazioni, i palazzi e gli arredi che nei dipinti fanno da contorno alle figure dei benefattori. Tavolini, seggiole, stucchi, broccati, tende drappeggiate e persino opere d'arte inserite nell'ambientazione dei quadri. Si va dal 'Ritratto di Carlo Rotta' di Giovanni Segantini (unico esempio al mondo di ritratto su commissione realizzato dal pittore) a opere più contemporanee. Fra i benefattori figurano anche medici, mentre nei vestiti delle donne si può apprezzare anche l'evoluzione dei gusti in fatto di abbigliamento. Come nel ritratto di Francesca Arena Petrolini Castelfranchi in cui la donna, raffigurata per espressa richiesta con 20 anni di meno, indossa un abito di velluto viola e gioielli riprodotti fedelmente, come descritti nell'inventario dell'eredità giunta all'ospedale.

Le visite gratuite alla mostra sono state rese possibili dai volontari della delegazione Fai di Milano che ha accompagnato il Policlinico nell'avventura dei Luoghi del cuore. "L'Archivio storico è stato il secondo luogo più votato di Milano e nelle 'Giornate di primavera' ha avuto 1.600 visitatori", ricorda Matilde Sansalone (Fai Milano). In tema di rievocazioni storiche il 9 aprile, con l'iniziativa 'Un tuffo nel passato', i cittadini potranno immergersi nelle atmosfere dell'antica Festa del Perdono. Saranno riportate nel presente le arti e i mestieri del '400, insieme ai costumi dell'epoca. La giornata prevede anche attività e laboratori didattici per bambini, ed è stata organizzata da Fondazione De Marchi onlus con il contributo dell'Associazione per il bambino nefropatico (Abn Onlus).

E poi c'è il capitolo musicale. Il momento più atteso è il concerto del maestro Matteo Fedeli con il violino Guarneri. Sarà eseguito in prima assoluta un brano scritto ad hoc da Damiano Danti, 'Elegia: La ruota della vita' (la partitura originale, per violino e orchestra, sarà donata all'Archivio). I suoni e i ritmi scelti, spiega Fedeli, "sono un richiamo all'accoglienza di questo luogo" che è stato una casa e una speranza di futuro per molti neonati affidati alla Ruota degli esposti. "C'è l'idea del battito di un cuore, il tema della carezza, l'istinto di un abbraccio, in un crescendo fino all'esplosione che racconta del fermento e della gioia della vita". Una coreografia musicale di circa 8 minuti.

Il 5 aprile ci saranno anche diverse performance musicali itineranti negli atri e nei reparti del Policlinico, per portare un po' di Festa del Perdono anche tra gli utenti e i pazienti dell'ospedale, con le esecuzioni curate dagli allievi della Civica Scuola di musica Claudio Abbado. Le 'mini' ensemble attraverseranno 6 padiglioni. "Vogliamo che i milanesi e i lombardi si innamorino di nuovo della nostra e della loro storia, vogliamo riavvicinarli alle radici della nostra istituzione, resa grande anche grazie alla loro generosità nei secoli - conclude Giachetti - Un luogo speciale custode di una parte importante della storia della città, e non solo. Come nei centinaia di anni trascorsi, anche oggi l'iniziativa è supportata anche da tante realtà vicine al nostro ospedale, come l'associazione Per il Policlinico onlus e il Cral Mangiagalli, che hanno creduto fermamente in questa ricorrenza contribuendo sia nello spirito sia nel concreto".

Una Festa che "getta un ponte alla città - la definisce Claudia Buccellati, presidente dell'associazione Per il Policlinico onlus - Contribuire a farla rivivere ci sembra un modo per rimarcare l'assoluta libertà da ogni potere, politico o religioso, che questa istituzione ha sempre avuto. Un'istituzione che è sempre rimasta in piedi grazie alle donazioni e che è sempre stata di Milano. Tra le varie realtà che hanno preso parte all'organizzazione, un ringraziamento particolare va al Corpo Militare Del Sovrano Militare Ordine Di Malta per aver accolto il nostro invito a partecipare a questo importante evento".

IL MUSICISTA E L'ANTENATO - Ma in questa festa del Perdono c'è anche una storia da raccontare. E riguarda il maestro Matteo Fedeli. Il Policlinico di Milano era nel destino della sua famiglia da secoli. Da quando si chiamava ospedale Maggiore ed era la 'Ca' Granda' dei milanesi. Un luogo di cura, ma anche di accoglienza per i più poveri, cuore pulsante di una città cresciuto grazie alle donazioni dei suoi abitanti. Ed è qui, tra i faldoni carichi di documenti storici e gli oltre 900 quadri di benefattori custoditi nel caveau, che il maestro è diventato protagonista di un incontro impossibile. Un viaggio indietro nel tempo, fino alle sue origini. E' bastata una ricerca mirata per trovarsi faccia a faccia con il suo antenato: "Il conte e podestà Giulio Fedeli, che fu benefattore dell'ospedale a fine 1700", racconta all'AdnKronos Salute.

E' successo un giorno di qualche mese fa. Il musicista aveva qualche informazione su una possibile donazione del suo antenato al Policlinico e ha chiesto alla struttura di saperne di più. In via Sforza sono risaliti agli atti dove veniva dettagliato ogni aspetto del suo lascito, e poi al quadro. Parrucchino bianco, redingote impreziosita da ricami dorati e cache-col di pizzo, scarpa con la fibra argentea e calze immacolate: il conte Fedeli era lì a fissarlo dal ritratto (a figura intera, segno dell'ingente donazione da lui riservata all'ospedale), con la spada inguainata accanto a un tavolino impreziosito da stucchi.

Il passato e il presente che si guardano, nella culla della storia di Milano. E non è la prima volta, assicura Paolo Galimberti, direttore dei Beni culturali della Fondazione Ca' Granda, che ricorda la commozione di un medico americano davanti al busto di un suo antenato, a sua volta camice bianco, esposto in un corridoio di via Sforza. Lo stesso luogo dove a distanza di più di 2 secoli il maestro Fedeli si esibirà. Lui, che col passato ha una grande dimestichezza. La sua missione artistica è infatti far risuonare la 'voce' degli strumenti dei celebri liutai cremonesi Amati, Stradivari e Guarneri, per il grande pubblico. Fedeli vive in un mondo congelato nel tempo e blindato, perché il circuito nel quale oggi si muovono questi preziosi strumenti obbedisce a un codice di estrema riservatezza. Il violino Andrea Guarneri del 1694, che suonerà alla Festa del Perdono, gli viene concesso in esclusiva da una collezione privata per la sua attività.

"Nelle fibre di legno di questo strumento che ha più di 300 anni di vita e ha girato il mondo - spiega - è racchiusa la storia. Quando strofino le sue corde si svela l'anima del liutaio e quella dei musicisti che lo hanno suonato. Chi lo ha forgiato parla nei secoli attraverso la voce del violino". In un linguaggio che Fedeli rende contemporaneo, in grado di interpretare brani come lo struggente tango 'Oblivion' del compositore argentino Astor Piazzolla.

Come secoli prima il suo antenato, oggi Fedeli lascia un traccia di sé nell'Archivio storico che racconta anche della sua famiglia. Lui 'testimonial' nel presente, il suo antenato anche: caso vuole che il ritratto del conte Fedeli (con l'aggiunta di smartphone e cuffiette) sia stato scelto qualche anno fa come immagine di punta per pubblicizzare l'audioguida del Policlinico 'Giroclinico'. E la storia continua.

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