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Caso Stamina, 4 medici degli Spedali Civili di Brescia condannati a Torino

29 maggio 2017 | 14.57
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Manifestazione fuori dagli Spedali Civili di Brescia nel 2013 (Fotogramma)
Manifestazione fuori dagli Spedali Civili di Brescia nel 2013 (Fotogramma)

Si conclude con la condanna a 2 anni di carcere e 30 mila euro di multa per "somministrazione di farmaci imperfetti" - ma con l'assoluzione per tutte le altre accuse, tra cui l'associazione per delinquere finalizzata alla truffa - la vicenda giudiziaria dei 4 camici bianchi degli Spedali Civili di Brescia, finiti a processo per il caso Stamina.

La sentenza per l'ex direttore sanitario dei Civili Ermanna Derelli, la responsabile della segreteria scientifica del comitato etico Carmen Terraroli, il primario dell'Oncoematologia pediatrica Fulvio Porta e la moglie Arnalda Lanfranchi, responsabile del Laboratorio di cellule staminali (dove ancora oggi sono stoccate le cellule dei pazienti sottoposte a sequestro), è stata pronunciata oggi dai giudici del tribunale di Torino.

Questo dunque l'esito del 'filone bresciano' del processo Stamina. La condanna, spiega all'AdnKronos Salute Luigi Chiappero, l'avvocato di uno dei sanitari, "riguarda solo un periodo limitato di tempo che va dalla primavera 2011 al 15 maggio 2012", data dell'ordinanza inibitoria dell'Aifa. "Fino a quando cioè non sono arrivati i provvedimenti giudiziari" di alcuni giudici del lavoro che imponevano di proseguire con i trattamenti Stamina su richiesta delle famiglie. "E fino a quando - aggiunge il legale - non è arrivato il decreto Balduzzi" della primavera 2013, che di fatto apriva all'uso compassionevole del metodo.

I 4 medici dei Civili coinvolti sono gli unici che, non avendo scelto riti alternativi, sono andati a processo. "Aspettiamo di leggere il testo della sentenza che sarà depositata entro il 28 luglio - prosegue Chiappero - Ci saranno dei ragionamenti da fare soprattutto riguardo a una legge successiva che scrimina", riguardo alla somministrazione di farmaci imperfetti. "Ma è importante - commenta - che i medici siano stati assolti con formule ampie per tutti gli altri addebiti, fra i quali ricordo l'associazione per delinquere, la truffa ai danni della Regione, l'abuso di ufficio, il commercio di farmaci. Tutte accuse cadute. La valutazione da un punto di vista complessivo sull'esito di oggi è positiva per 3 quarti. Ricorreremo in appello e cercheremo di correggere anche quest'ultima parte non positiva. Crediamo di poterlo fare con ottime speranze. La causa è incanalata verso quel risultato".

Per alcune famiglie e per Regione Lombardia, ministero della Salute, Aifa e Medicina democratica, oggi è stato anche riconosciuto il diritto a un indennizzo, da quantificare in sede civile, e il rimborso delle spese. "Tutto da liquidarsi dunque in separato giudizio", conclude l'avvocato. La sentenza, per decisione del tribunale, sarà pubblicata sul sito del ministero della Salute.

Il metodo Stamina proposto da Davide Vannoni, era approdato ai Civili nel 2011, nell'ambito di un progetto di collaborazione fra la struttura lombarda e Stamina Foundation - che aveva come coordinatore Porta e che ricevette il via libera del comitato etico - in base al quale si prevedevano infusioni di staminali mesenchimali per 12 pazienti, fra cui diversi bambini. Dopo lo stop decretato dall'Aifa nel 2012, era scattata una pioggia di ricorsi di pazienti che chiedevano la prosecuzione del trattamento e poi anche l'accesso ex novo. Ricorsi che si erano moltiplicati dopo l'approvazione del Dl Balduzzi.

IL DESTINO DELLE CELLULE, 'BLOCCATE' AI CIVILI DAL 2014 - Il tribunale di Torino, spiegano gli Spedali Civili di Brescia, "ha inoltre ordinato la confisca e la distruzione del materiale" Stamina "sequestrato". Nella struttura sanitaria lombarda ci sono ancora le cellule di 37 donatori, dalle quali, secondo il controverso protocollo proposto da Davide Vannoni, partiva la preparazione del trattamento. Le cellule erano state poste sotto sequestro dal Nas di Torino il 23 agosto 2014.

Sono passati ormai quasi 3 anni da allora, la 'tempesta Stamina' ha smesso di soffiare sui Civili, gli striscioni dei sostenitori del metodo non campeggiano più davanti ai cancelli dell'ospedale lombardo e si sono spenti i riflettori dei media. Eppure in pochi centimetri cubi dentro un crioconservatore che si trova in uno dei locali del laboratorio - all'interno dell'Istituto di medicina molecolare Angelo Nocivelli nel piano seminterrato di quello che viene chiamato il 'Cubo bianco' - restava la 'traccia' materiale del braccio di ferro a colpi di ricorsi, carte bollate e ordinanze, innescato dai pazienti e dai genitori di piccoli malati che chiedevano di proseguire i trattamenti.

Il sequestro dei materiali Stamina - e poi il no della Cassazione al dissequestro - mise di fatto una 'pietra tombale'. Non si poteva più dare esecuzione agli ordini dei magistrati e si interruppero così le somministrazioni. In tutto questo tempo il responsabile della custodia è stato il direttore medico del presidio pediatrico, Raffaele Spiazzi. Fra i materiali sequestrati c'era anche un incubatore di proprietà di Stamina e poco altro materiale di consumo.

Gli Spedali Civili di Brescia hanno commentato con poche parole il verdetto del tribunale torinese sui medici dell'ospedale coinvolti nella vicenda Stamina, precisando solo che "l'azienda si riserva ogni valutazione conseguente alla sentenza, una volta conosciuta la motivazione della stessa, il cui deposito è fissato il prossimo 28 luglio".

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