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Consulta: "Giusto obbligo vaccini"

18 gennaio 2018 | 16.48
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Dato il calo delle coperture vaccinali, "la scelta del legislatore statale" di introdurre l'obbligo per 10 vaccinazioni "non può essere censurata sul piano della ragionevolezza per aver indebitamente e sproporzionatamente sacrificato la libera autodeterminazione individuale in vista della tutela degli altri beni costituzionali coinvolti". E' quanto afferma la Corte costituzionale nelle motivazioni della sentenza 5/2018 depositata oggi, con cui ha dichiarato l'obbligo dei vaccini legittimo, rigettando il ricorso della Regione Veneto, a seguito dell'udienza pubblica avvenuta lo scorso 21 novembre.

"Il legislatore, infatti, intervenendo in una situazione in cui lo strumento della persuasione appariva carente sul piano della efficacia, ha reso obbligatorie 10 vaccinazioni: meglio, ha riconfermato e rafforzato l'obbligo, mai formalmente abrogato, per le quattro vaccinazioni già previste dalle leggi dello Stato, e l’ha introdotto per altre 6 vaccinazioni che già erano tutte offerte alla popolazione come 'raccomandate'. Non è corretto, dunque, affermare che la legge ha repentinamente introdotto dal nulla l’imposizione di un ampio numero di vaccinazioni; essa ha invece innovato il titolo giuridico in nome del quale alcune vaccinazioni sono somministrate", spiega la Consulta.

Ancora, la Corte ricorda che "l'introduzione dell'obbligatorietà per alcune vaccinazioni chiama in causa i principi fondamentali in materia di tutela della salute, attribuiti alla potestà legislativa dello Stato". Era necessario dunque, per aumentare le coperture vaccinali in preoccupante calo, "un intervento del legislatore statale" che le Regioni "sono vincolate a rispettare".

La Corte infatti evidenzia che "il legislatore ha ritenuto di dover rafforzare la cogenza degli strumenti della profilassi vaccinale, configurando un intervento non irragionevole allo stato attuale delle condizioni epidemiologiche e delle conoscenze scientifiche. Nulla esclude che, mutate le condizioni, la scelta possa essere rivalutata e riconsiderata".

Quanto alle sanzioni previste per le famiglie che non rispettano l'obbligo imposto dal decreto Lorenzin, secondo i giudici è stato preservato "un adeguato spazio per un rapporto con i cittadini basato sull’informazione, sul confronto e sulla persuasione: in caso di mancata osservanza dell’obbligo vaccinale, si prevede un procedimento volto in primo luogo a fornire ai genitori ulteriori informazioni sulle vaccinazioni e a sollecitarne l’effettuazione. A tale scopo, il legislatore ha inserito un apposito colloquio tra le autorità sanitarie e i genitori, istituendo un momento di incontro personale, strumento particolarmente favorevole alla comprensione reciproca, alla persuasione e all'adesione consapevole. Solo al termine di tale procedimento, e previa concessione di un adeguato termine, potranno essere inflitte le sanzioni amministrative previste, peraltro assai mitigate in seguito agli emendamenti introdotti in sede di conversione".

La Consulta, ancora, ricorda che "poiché tutte le vaccinazioni in esame erano già previste nei calendari vaccinali, nessuna di esse è propriamente nuova: nuovi sono, invece, solo gli obblighi e le misure, anche sanzionatorie, destinate a renderli effettivi".

Alla luce della tendenza al calo delle coperture vaccinali, sottolinea la sentenza riferendosi al ricorso nella parte in cui si criticava la mancanza di basi per la decretazione d'urgenza, "non può ritenersi che il Governo, prima, e il Parlamento, poi, abbiano ecceduto i limiti dell’ampio margine di discrezionalità che spetta loro nel valutare i presupposti di straordinaria necessità e urgenza che giustificano l’adozione di un decreto legge in materia".

Infine, la Corte nota che "negli anni più recenti, si è assistito al diffondersi della convinzione che le vaccinazioni siano inutili, se non addirittura nocive: convinzione, si noti, mai suffragata da evidenze scientifiche, le quali invece depongono in senso opposto. Anzi, paradossalmente, proprio il successo delle vaccinazioni, induce molti a ritenerle erroneamente superflue, se non nocive: infatti, al diminuire della percezione del rischio di contagio e degli effetti dannosi della malattia, in alcuni settori dell’opinione pubblica possono aumentare i timori per gli effetti avversi delle vaccinazioni".

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